News15 agosto 2018 08:23

Chiedete a Brooklyn

Non ci piace Gramellini. Non siamo d'accordo con lui, di solito. Ma questo articolo è da riportare e da leggere. Un'Italia cialtrona che non avremmo mai voluto raccontare

foto: Fabio Palli

foto: Fabio Palli

Dello scarno comunicato che Autostrade per l’Italia ha ritenuto di dedicare al viadotticidio di Genova colpisce anzitutto l’assenza di umanità. Neanche un pensiero per le vittime, una frasetta raccattabile dal prontuario delle condoglianze.

Viviamo tempi truci, dove ogni manifestazione di gentilezza è considerata sintomo di ipocrisia o, peggio, di cultura. Ma si pensava che i morti godessero ancora di un regime di extraterritorialità, tale da non rendere l’omaggio nei loro confronti un’ammissione di debolezza. Ebbene, si pensava male.
Quanto al linguaggio scelto dall’anonimo estensore, il quale non ha altre colpe se non quella di avere seguito un copione prefissato dai superiori, appare irto di «solette», «carri-ponte» ed espressioni decodificabili solo dagli addetti ai lavori.

Come se una tragedia di queste proporzioni fosse da derubricare a disputa tra ingegneri e non riguardasse i milioni di utenti che ogni giorno versano un obolo ai caselli di Autostrade per solcare arcobaleni di calcestruzzo affacciati sul vuoto. Ma l’aspetto più triste rimane il rifiuto preventivo di qualsiasi responsabilità, che nella patria dei paraculi è una specie di riflesso spontaneo. Ci viene fatto sapere che il viadotto era «sottoposto a costante attività di vigilanza» (e meno male), però anche che la sua costruzione «risaliva agli anni 60». Come se un bollettino medico sollevasse il chirurgo dall’errore adducendo l’età del paziente. Tanto più che il ponte di Brooklyn di anni ne ha 135 e resta al suo posto senza bisogno di troppi comunicati.

M. Gramellini per Corsera

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