Chiedo ad Alessandro Berta se si può dire che dal 14 agosto la definizione di ‘area di crisi complessa’ copra ormai tutta la Liguria.
“Vede – risponde – se succede un fatto grave, come quando la montagna franò sul treno di Andora bloccando per sei mesi l’unica linea per la Francia, o come accadde a Napoli con la crisi dei rifiuti, il turista o l’investitore che vengono da fuori, non vanno a ragionare nel dettaglio, non stanno a verificare che, in fondo, Genova si può comunque raggiungere.
Se c’è un problema di quelle dimensioni, l’intera area viene esclusa. Per questo i problemi di collegamento di Genova vanno risolti al più presto. L’effetto diretto del crollo avrà un impatto sul Ponente ma a me preoccupa di più l’effetto indiretto: la Liguria rischia di essere percepita come un’area irraggiungibile”.
Sarà una gigantesca sfida mediatica: o Toti riuscirà a comunicare al mondo che Genova è agibile, raggiungibile e fruibile o sarà il declino per tutta la regione. La battaglia per ricostruire il ponte è già adesso secondaria rispetto a quella per ‘restaurare’ l’immagine industriale della regione.
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