La necessità di conservare le prove sembra insomma cozzare contro il bisogno di mettere la zona in sicurezza velocemente: inoltre, tra l'allerta meteo e il terremoto nella commissione ministeriale - con Ferrazza che dichiara di aver saputo della sua revoca dai giornali - la demolizione di ciò che resta del ponte Morandi non sembra più così vicina.
Qualcuno, comunque , consiglia di tenerne almeno un pezzo, per memoria e monito.
Le parole più dure sono quelle dello scrittore genovese Lorenzo Licalzi nel commento di oggi sul Secolo XIX: “Abbattetelo se dovete, cancellatene pure ogni traccia, ma lasciatene almeno una, un frammento di pilone, fosse pure un residuo di maceria, come una sorta di Ground Zero.
Solo lasciando quella traccia del nostro passato potremo riconsiderare il futuro e ripartire davvero, risollevarci come il nuovo ponte che volete innalzare, ma che mai potrà cancellare il ricordo dell’altro e la colpa dalle vostre coscienze, perché se le avete nere non basterà la ricostruzione di un ponte a ripulirle”.