La concessionaria, secondo l'ultima versione dei pensieri del governatore, manterrebbe la titolarità del ponte e quindi la responsabilità di demolirlo e ricostruirlo, finanziando entrambe le operazioni.
Sarebbe invece esclusa da un coinvolgimento diretto nella ricostruzione: tutte le operazioni sarebbero svolte da Fincantieri e subappalti vari.
Autostrade ne uscirebbe con le ossa tutt'altro che rotte, ci pare: che deve pagare il ponte lo sa già, e cosa sarà mai rinunciare ad eseguire i lavori con la prospettiva di tenersi la concessione?
Anche perché contemporaneamente il governo pigia il freno sulla revoca, se è vero che il decreto in discussione venerdì al Consiglio dei Ministri riguarderà solo la ricostruzione, mentre quello che prevede la revoca slitta di diversi mesi.
Evidentemente il ridente Castellucci coi suoi ricorsi fa paura, specie alla parte verde del governo che, con Giorgetti e Tria, tenta da tempo di gettar acqua sul fuoco.
Vedremo presto quali saranno le reazioni della parte pentastellata: perché se è ovvio che le norme e i contratti devono essere rispettati per non incorrere in battaglie legali decennali e in risarcimenti da urlo, è altrettanto evidente che il Paese non accetterà che Autostrade se la cavi con uno sculaccione e si tenga le sue redditizie concessioni come se niente fosse successo.