Crisi Complessa28 settembre 2018 09:06

Bombardier a picco

La domanda che ci ponevamo l'altro giorno sul destino di Bombardier pare aver trovato una risposta, e la peggiore. Leggiamo infatti che l'azienda ha modificato il proprio piano industriale e non garantisce il mantenimento del sito di Vado Ligure oltre la seconda metà del 2019

Bombardier a picco

Il segretario provinciale Fiom CGIL Mandraccia dichiara che “il ritardo nella collaborazione con Hitachi per la produzione dei treni regionali a potenza distribuita è dovuto anche ad una propria volontà con relativo cambio di piano industriale che porta Bombardier a prediligere una ipotetica collaborazione con Hitachi sull’alta velocità. Peccato però che col cambio dei vertici Trenitalia l’opzione di una gara per ulteriori 50 Zefiro 1000 (di cui 15 opzionando il precedente contratto tra Trenitalia, Hitachi e Bombardier) non sia più, almeno per il momento, in campo. Pertanto l’unico carico di lavoro su cui lo stabilimento può contare è quello legato alle locomotive DC3 con termine estate 2019. Se saranno confermati ulteriori 12 mesi di cassa integrazione straordinaria per area di crisi industriale complessa (al netto di positive novità sugli ammortizzatori sociali che potrebbero a breve uscire) la visibilità di sopravvivenza della fabbrica di Vado è fissata fine 2019”.

Tutto chiaro, insomma: anche una delle ultime grandi fabbriche rimasta dalle nostre parti è destinata a chiudere, e forse rischia addirittura lo smantellamento.

Con quel che ne consegue in termini di disoccupazione e disagio sociale.

Sembra incredibile, dopo più di due anni che tutti si riempiono la bocca con le grandi opportunità (per ora rimaste tutte sulla carta) offerte dall'area di crisi complessa. Sperando che poi non si riduca tutto a una piattaforma cinese per container che non dispone neppure delle infrastrutture necessarie per trasportare le merci.

Nella nostra provincia all'innovazione tecnologica si è pensato proprio poco.

Si è pensato piuttosto a cementificare l'impossibile.

Si è pensato di poter continuare a tenere una centrale a carbone in mezzo alle case.

E ora queste scelte scellerate le paghiamo care.

Ché gli investimenti tecnologici, si sa, hanno un costo. Ma se sull'innovazione non si investe, o non s'investe abbastanza, le commesse se le prendono quelli che invece su quello hanno investito.

E a noi resta solo l'insufficiente quanto inquinante elemosina delle crociere.

Finché dura.



G.S.

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