Salute & Veleni09 febbraio 2019 13:05

Acna, a che punto è e quanto costa la bonifica?

La bonifica è quasi conclusa, è tutta da fare o è semplicemente a buon punto? Per meglio comprendere una delle situazioni più controverse e imbarazzanti del nostro territorio, riportiamo la sintesi del documento trasmesso al Ministero dell'Ambiente dai 23 sindaci piemontesi della Valle Bormida che chiedono di agire con urgenza, ricordando anche le reazioni all'inchiesta di Milena Gabanelli nello scorso novembre

Acna, a che punto è e quanto costa la bonifica?

La Gazzetta d'Alba titolava, una settimana fa: “Acna, la bonifica finirà nel 2020”. Scrive Corrado Olocco: “Oggi, a distanza di vent’anni la situazione è sicuramente migliorata, anche se la vicenda non può ancora considerarsi conclusa. Il fiume Bormida è tornato ad avere un colore normale e le sue condizioni, come ha certificato l’Arpa (che lo tiene costantemente sotto controllo) non sono più quelle del passato.

La bonifica, però, data trionfalmente per completata nell’ottobre del 2010 a Cengio dal ministro Stefania Prestigiacomo, dai governatori delle due Regioni Claudio Burlando e Roberto Cota e dal numero uno della Protezione civile Guido Bertolaso non è ancora terminata.

A sostenerlo non sono soltanto gli amministratori piemontesi, che hanno affidato il compito di portare avanti le loro istanze al battagliero assessore di Camerana (CN) Pier Giorgio Giacchino, fondatore dell’associazione degli ex lavoratori Acna (ex assessore provinciale con la giunta del presidente Giovanni Quaglia, già sindaco di Camerana, ed ex presidente della Comunità montana Alta Langa, ndr)

La conferma arriva direttamente dal sito di Eni-Syndial (società proprietaria dell’area dell’Acna), dove, nell’elenco dei principali interventi di bonifica in corso, si trova anche quello di Cengio, con la dicitura: «Completamento della bonifica del sito, mediante capping della zona A1». Il sito di Syndial indica anche quali sono i tempi per portare a termine gli interventi e li fissa all’inizio del 2020, ossia a dieci anni dall’annuncio di fine bonifica dato a Palazzo Rosso da parte di Stato e Regioni. Syndial chiarisce inoltre quanto è costata finora quella che il ministro dell’Ambiente Willer Bordon nel 2000 definì «La madre di tutte le bonifiche». Al 30 settembre del 2018 il costo dell’operazione era di 330 milioni di euro e Syndial stima di spenderne altri 5 per terminare i lavori. Più del doppio dei 300 miliardi di lire previsti vent’anni fa. (https://www.gazzettadalba.it/2019/02/acna-la-bonifica-finira-nel-2020/)

Graziano De Valle scriveva su Savonanews, all'indomani dell'inchiesta di Milena Gabanelli andata in onda durante il TG La7 nel novembre scorso: “L'inchiesta della giornalista Milena Gabanelli secondo cui tra i siti potenzialmente inquinati in Italia ci sarebbe anche l'Acna di Cengio, ha movimentato alquanto il clima politico all'interno del Comune valbormidese.

Secondo la nota giornalista di inchiesta, la bonifica (terreni e falda) sarebbe dello 0%, nonostante i 61 milioni di euro stanziati. 

Sulla questione è intervenuto anche il gruppo di minoranza composto dai consiglieri Fabio Poggio, Daniela Olivieri, Nicolò Caracciolo e Andrea Basso"La questione dei danni ambientali lasciati in eredità dall'Acna è nuovamente balzata agli onori della cronaca ieri sera, durante la trasmissione di Milena Gabanelli, la quale, dati Ispra alla mano, ci ha ricordato quanto siamo ancora lontani dal poter mettere la parola fine all'inquinamento del nostro territorio". 

"Se da un lato accogliamo positivamente le parole del sindaco Dotta (LEGGI QUI) che invita a rinnovare l'immagine di Cengio che non può più essere legata a quella del passato, dall'altro crediamo che più del buonsenso sia utile dare concretezza a questi che finora sono solo buoni propositi - proseguono dal gruppo di minoranza - Concretezza per cambiare una situazione ambientale che negli ultimi 10-15 anni è migliorata solo lievemente. I 30 anni indicati dal primo cittadino fanno riferimento alla durata del presidio ambientale, che dovrà essere rinnovato, e non alla fine dell'inquinamento". 

"Concretezza perché la diffusione dei dati trasmessi ieri rischiano di complicare ulteriormente i rapporti con i Comuni del versante piemontese e soprattutto di rallentare il processo per rilanciare il sito Acna. Tutto questo dovrebbe vedere al centro una forte azione dell'amministrazione comunale. La natura, purtroppo, non può risolvere tutto" concludono dalla minoranza.”

L'articolo di Savonanews concludeva: “Oltre a fornire una 'nuova freccia' ai Comuni piemontesi, da sempre molto sensibili alla questione bonifica dell'Acna, tale inchiesta potrebbe rendere complicato, se non addirittura affossare, il futuro del sito per quanto riguarda il bando per l'Area di Crisi Complessa.” (http://www.savonanews.it/2018/11/27/leggi-notizia/argomenti/politica-2/articolo/acna.html)

Il titolo de La Stampa di oggi (edizione di Cuneo), poi, lascia alquanto allarmati: “A vent'anni dalla chiusura dell'Acna, falliti bonifica del sito e rilancio industriale”.

“«La bonifica del sito non è conclusa, è avvenuta a costi esorbitanti (350 milioni di euro, ndr) con risarcimento pari a zero, senza preventiva procedura di Valutazione di impatto ambientale.  C’è una discarica di scorie chimiche di tre milioni di metri cubi nella zona A1 e nella A2, non potranno mai insediarsi attività produttive. Alle udienze per il risarcimento del danno ambientale al tribunale di Genova, poi, il nostro territorio non è stato e non sarà ammesso per legge. Una forte presa di posizione da parte delle istituzioni è più che mai necessaria». Questa, in sintesi, la relazione finale redatta dopo anni di indagini, analisi, incontri e sopralluoghi nel sito dal rappresentante dei sindaci Pier Giorgio Giacchino, storico primo cittadino di Camerana.

Un lavoro immenso racchiuso in un documento trasmesso ai sindaci dei 23 Comuni della valle Bormida delle province di Cuneo e Asti che hanno condiviso e inoltrato al ministero dell’Ambiente, Regione e Arpa chiedendo ai rappresentanti di agire con urgenza nel rispetto di un territorio danneggiato in termini ambientali, della salute e di sviluppo economico.

«NULLA È STATO RIMOSSO»

Nel 2010, a Cengio, l’allora ministro dell’Ambiente Prestigiacomo e il capo della Protezione civile Bertolaso avevano annunciato la fine dei lavori di risanamento e parlato di «fiore all’occhiello delle bonifiche». Dice Giacchino: «In realtà sembrerebbe piuttosto un fallimento senza precedenti. Più che una bonifica del sito sembra essere una malriuscita e incompleta “messa in sicurezza”: a parte una modesta quantità di sali nulla è stato rimosso, ma tutto accumulato in una discarica di sostanze tossiche a costituire un’immane ed eterna eredità per la valle Bormida piemontese».

Aggiunge: «I lavori si protraggono senza sosta da 17 anni, ma il reale risanamento dell’area e la garanzia di sicurezza del territorio paiono vanificati da gravi errori. Anche all’esterno del perimetro (area Merlo e A3, ndr) nulla risulta bonificato». «Il termine degli interventi- conclude - se e quando sarà, dovrà obbligatoriamente proseguire con un presidio tecnico permanente e congiunto: non è possibile lasciare la sicurezza della Valle alla sola Eni - Syndial, proprietaria del sito. E lo schiaffo finale alla valle potrebbe venire dal processo per il ristoro del danno ambientale: secondo la legge, il danneggiato è il ministero, non i Comuni della valle Bormida e nemmeno la Regione che dovrebbe difenderli»."(https://www.lastampa.it/2019/02/09/cuneo/a-ventanni-dalla-chiusura-dellacna-falliti-bonifica-del-sito-e-rilancio-industriale-VBVmZFDoI5tVMDGLKBHarL/premium.html)





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