Cultura15 maggio 2019 09:39

Sulla stessa terra

La speranza può avere tanti volti: quello di chi procura cibo e un ricovero all’uomo che ha perduto tutto, quello di chi ascolta la sua storia, quello di chi fotografa il suo viso, catturando per sempre l’espressione di quel momento. E arriva, a volte inaspettata, quando “il gioco finisce”, quando la fiducia sembra svanire

Sulla stessa terra

E se lo Stato, inteso come istituzione, è spesso il grande assente, a fare da supplente resta la Caritas; e resta la società civile, che sebbene oggi appaia un po’ zoppicante nei suoi valori conserva ancora tracce consistenti di umanità, compassione, pietas, vicinanza.

Una vicinanza tanto più necessaria quanto più siamo chiamati a comprendere che la vita di uno è, o può diventare, la vita di tutti.

“Tutti camminiamo sulla stessa terra”, ha ricordato il presidente di Fondazione Caritas Marco Berbaldi ieri, nella serata di presentazione del progetto “Game over” condotta da Arianna Codato.

Game over è il nome di un sito internet, nutrito dalle parole di Mario Muda e dalle fotografie di Marcello Campora, ma è anche un progetto: il progetto di opporre alla cruda statistica dei numeri lo sguardo, l’ascolto, la partecipazione.

Di restituire la dignità di persone a uomini e donne che, ridotti in povertà dai rovesci della vita, ci passano vicino per la strada senza dirci che sono costretti a nutrirsi di latte o che tengono la luce spenta alla sera perché non sanno come pagare la bolletta.

Senza dirci che hanno qualcosa da raccontare.

Intervistando e fotografando, guardando e ascoltando, gli autori sono entrati in questo universo semi-invisibile in punta di piedi, con un atto di umanissimo impegno civile che arricchisce e devasta, e che ha come primo obiettivo quello di raccontare la realtà.

Autori che sono, non è un caso, un giornalista e un fotografo: perché la realtà intrapppolata in una foto è vita, e vita è (anche) bellezza.

Perché dove c’è realtà, c’è anche la dignità.

G.S.

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