Significa che i mercati sono già certi della nascita di un nuovo governo senza passare dalle urne?
Non lo sappiamo, ma sembra un’ipotesi ragionevole: altrimenti non si spiega che le Borse non crollino a picco dopo la rissa parlamentare di ieri, ma anzi salgano. Del’1,18% mentre scriviamo.
Se poi a convincer gli investitori sia stato il discorso di Conte o quello, ahinoi, di Renzi, non è dato sapere: eh sì, perché non ci crederete ma a crescere, in questo inizio di mattinata postbellica, sono le banche.
Governo nuovo vita nuova, dunque?
Non abbiamo mai nascosto il timore che un governo Cinquestelle/Dem, nato in Parlamento in modo perfettamente aderente alla Costituzione ma estromettendo il partito di maggioranza relativa emerso dalle urne del 26 maggio, possa essere un volano formidabile per rilanciare Salvini.
Né siamo così sicuri che il ministrissimo sia politicamente deceduto, come alcuni ottimisti fan mostra di credere.
Il capitano è acciaccato ma vivo, e intenzionato a non mollare l’osso di un consenso costruito in due anni di propaganda serrata e continua.
E ha un asso nella manica: salvo imprevisti, non gli toccherà di firmare la finanziaria prossima ventura.
Che, come sappiamo da tempo, non sarà una passeggiata di salute.
Aspettare e sperare, si diceva una volta.
Adesso, non sapendo cosa sperare, non ci resta che aspettare, con gli occhi ben aperti a vigilare che la possibilità di una poltrona nel nuovo governo non obnubili le menti già parecchio offuscate dei nostri cari leader.