News23 agosto 2019 11:26

Bergeggi: cuccioli di cinghiale uccisi davanti alla madre

La denuncia della Protezione Animali: spari su due cuccioli in gabbia. Turisti e residenti indignati

Bergeggi: cuccioli di cinghiale uccisi davanti alla madre

La giunta regionale ligure Toti/Mai deve modificare, con la stessa celerità con cui legifera a favore di cacciatori e pescatori, il regolamento sulla gestione del cinghiale, che ne permette la cattura in gabbie e l’esecuzione sul posto e con la sola prescrizione che avvenga “nel minor tempo possibile dal momento della cattura”(paragrafo 9.4).

  E’ la denuncia/appello che i volontari della Protezione Animali savonese fanno dopo che agenti regionali hanno ucciso due cuccioli catturati in una gabbia a Bergeggi (SV), appositamente sistemata in via Millelire su richiesta  del proprietario di alcune “fasce” sottostanti; gli spari hanno allarmato e disgustato i numerosi turisti e residenti della zona, che hanno anche dovuto patire gli strazianti lamenti, prolungati tutta la notte, della madre che da fuori cercava di liberarli, e che testimoniano l’assenza di “criticità da cinghiali” in paese e denunciano il pianto dei bambini che hanno assistito alla vicenda; altri due cuccioli superstiti sarebbero poi stati prelevati dagli agenti e si teme siano finiti in un campo di addestramento per cani da cinghiale in Valbormida, con un destino ancora peggiore dei fratelli sommariamente giustiziati.

Chi conosce veramente i cinghiali - non dal mirino del fucile - sa che sono animali intelligenti e sensibili, almeno come i cugini maiali (trattati negli allevamenti per salami e prosciutti molto peggio di loro), con complessi e profondi legami famigliari e sociali, che si rendono perfettamente conto, e ne soffrono, di quanto accade a loro ed attorno a loro ed ucciderli in questo modo non può che configurarsi come un maltrattamento di animali.

Ma gabbie e fucilazioni sul posto sono anche tecnicamente sbagliate se vengono applicate per scoraggiare le incursioni in città e coltivazioni, perché il cinghiale finito in gabbia fa tesoro e memoria del trauma e, giudicando il sito pericoloso, quasi certamente non vi tornerà più e forse diffonderà il messaggio tra il branco, se però liberato nel bosco; se invece viene ucciso tutto finisce con lui e altri soggetti in cerca di cibo arriveranno, innescando un inutile moto perpetuo di incursioni e abbattimenti.

 Stupisce infine l’assenza di presa di posizione da parte del comune di Bergeggi, gestore di una riserva marina e terrestre e paese con un’economia prevalentemente turistica, che dovrebbe tutelare, oltre che la fauna selvatica, la tranquillità e la fidelizzazione dei turisti.

Enpa invita gli animalisti a mandare mail di protesta (titolo scontato: “Cambiamo!”), chiedendo la modifica del “regolamento regionale sulla gestione del cinghiale” al presidente della Regione Liguria Giovanni Toti:presidente@regione.liguria.it.

(foto dell’archivio Enpa Savona).

comunicato stampa

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