Cose Belle22 settembre 2019 15:09

L'Inquieta Aspesi premiata a Finalborgo

Una Natalia Aspesi in forma smagliante ha incantato, sabato sera, la platea dell’Auditorium di Santa Caterina a Finalborgo, riunita per assistere alla consegna del Premio Inquieto dell’Anno 2018

foto di Matteo Pelucchi

foto di Matteo Pelucchi

 

La giornalista Cristiana di San Marzano, amica e collega da oltre 40 anni,  l’ha pungolata con affetto, offrendo alla giornalista di Repubblica l’occasione di illustrare, con la grazia e l’ironia che le sono proprie, alcuni dei convincimenti che sono stati la barra con cui ha governato la sua intera vita:   la necessità di essere curiosi e non accontentarsi, l’essere gentili ed educati, come valori assoluti, il saper prendere posizione senza mai divenire partigiani, ma sapendo mantenere la lucidità nell’osservare i fenomeni, il disincanto come lente con cui guardare il mondo, il saper essere riconoscenti della fortuna di essere nati in una parte del mondo non afflitta da fame e guerre.

 

Molti i temi affrontati, spesso inerenti il mondo femminile: la difficoltà delle donne a gestire il potere, non avendolo mai avuto; l’opportunità delle richieste femministe degli anni ’70 che hanno portato a cambiare radicalmente la posizione femminile rispetto alla tradizione precedente, sancendo una serie di diritti che oggi sembrano scontati senza esserlo;  una riflessione importante sulle rivelazioni tardive relative alle molestie: le donne devono sempre interrogarsi se potrebbero opporsi e, quando sia possibile, farlo.

 

Sono poi stati ricordati gli esordi della carriera: quando Aspesi come cronista ha seguito fatti che hanno segnato la storia d’Italia (la strage di piazza della Loggia a Brescia e  l’Italicus) e poi l’inizio del lavoro nel settore della moda, la sua lungimiranza nel comprenderne l’importanza come enorme fenomeno sociale: è stata la prima a intervistare quegli stilisti che all’epoca non erano famosi e oggi sono gli alfieri del made in Italy del settore, primo fra tutti Giorgio Armani.

La sua persistente inquietudine l’ha portata inoltre a mettersi in ascolto dei sentimenti degli italiani attraverso ‘La posta del Cuore’ per il Venerdì di Repubblica, la rubrica che da trent’anni è un osservatorio del sentire delle persone, a cui Aspesi  ha porto ascolto cogliendone il valore che rappresenta nella vita quotidiana dei singoli e nella storia del costume. Aspesi è stata fra le prime ad accogliere senza giudizio le confidenze di etero e omosessuali,  osservando e dichiarando con rigore –e levità- il proprio pensiero senza mai offrire consigli, ma solo innescando riflessioni.

 

La giornalista ha poi parlato dell’importanza nella sua vita personale e professionale della madre, cui ha detto di dovere tutto; quando molto giovane, segretaria in un’azienda, si rese conto del fatto che scrivere le piaceva –e aveva talento- decise di lasciare il lavoro e la madre la sostenne senza mai farle pesare che la sua decisione comportasse per la famiglia (madre e una sorella, il padre era venuto a mancare quando Natalia aveva 3 anni) qualche difficoltà economica.

 

Natalia Aspesi  ha poi toccato il tema della difficoltà odierna di rimanere in coppia, seguendo la propria idealizzata fantasia e trascurando le cose importanti della relazione, evidenziando invece la necessità di mantenere fitto e continuo il dialogo, restituendo la giusta misura alle vicende di coppia, sapendo distinguere le inezie dai temi nodali.

 

 

 

Infine, la giornalista ha sottolineato come nei casi di violenza sulle donne, nei casi di femminicidio o comunque di aggressione violenta da parte degli uomini sulle donne che decidono di lasciare la coppia, una riflessione da fare sia come siano stati educati questi uomini e quindi la responsabilità delle madri che, spesso, crescono i figli maschi come fossero principi a cui nulla viene negato. Una riflessione che a suo giudizio dovrebbe essere personale e pubblica insieme.

 

Natalia Aspesi ha quindi ricevuto dalle mani del presidente del Circolo degli Inquieti, il Premio Inquieto dell’Anno 2018 (il premio si riferisce sempre all’anno precedente) costituito da un piccolo drappo di lino con il “titolo” sovraricamato, contenuto in una pentola di terracotta sghimbescia schiacciata da un lato e con i manici disposti in modo irregolare.

L’assegnazione è stata salutata da un lunghissimo e affettuoso applauso.

com

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