Sono ormai ventiquattr’ore che ovunque ti volti trovi lo stesso articolo: i posti di lavoro, il numero dei crocieristi, il mirabolante impatto economico generato da Costa Crociere.
Qui siamo in crisi complessa, anzi in crisi nera, e il lavoro ci serve.
Tutti d’accordo.
E il turismo è davvero una risorsa.
Tutti d’accordo anche su questo, anche se dipende da quale turismo.
Però alcuni eccessi paiono assurdi: per esempio, il fatto che una città intera veda come unica risorsa una compagnia di navigazione privata, a beneficio della quale tra l’altro stanno sventrando il porto e crepando le case a spese pubbliche per far entrare una nave a gas di cui conosciamo i potenziali rischi ma non le misure preventive messe in atto per evitare incidenti.
Per esempio il fatto che la nave a gas sarà una, ma le altre continueranno ad ammorbare tutto il centro con i loro motori a nafta come fanno da vent’anni a questa parte.
Per esempio il fatto che un investimento esclusivamente su posti di lavoro da facchini e camerieri è un po’ poco, per un comprensorio dalla grande storia industriale che dovrebbe dedicarsi all’innovazione tecnologica e al turismo di qualità: perché gli investimenti a basso costo generano lavori precari e malpagati.
Ci piace pensare che Savona abbia ancora la dignità di guardare un po’ più in alto, e di aspirare a qualcosa di meglio.
Anzi, pretenderlo.