Salute & Veleni10 dicembre 2019 06:40

Smeralda a gas: siamo sicuri?

Ieri alla Ubik abbiamo ascoltato una relazione scientifica inattaccabile sui rischi che può comportare una nave alimentata a gas naturale liquefatto attraccata a cinquanta metri dalle case: Antonella Fabri, ingegnere di Savona Porto Elettrico, ha esposto con chiarezza tutte le sfaccettature del tema di cui il comitato si occupa da più di due anni. Ovvero da quando è stato reso noto che Savona sarebbe stata probabilmente e suo malgrado culla e cavia del “progetto pionieristico” di cacciare 3600 metri cubi di gas liquefatto a due passi dall’abitato e dai distributori di benzina

Smeralda a gas: siamo sicuri?

L’incontro informativo organizzato da Italia Nostra e Porto Elettrico avrebbe dovuto esser disposto, e già da tempo, dalle Istituzioni responsabili di salute e pubblica sicurezza: ma come al solito a Savona sono associazioni e cittadini a doversi occupare di ciò che sta a cuore alla popolazione - che avrebbe almeno il diritto di essere informata di cosa le mettono sotto casa - mentre chi dovrebbe esser preposto al compito è troppo occupato nel quotidiano inginocchiarsi davanti all’Autorità portuale.

Autorità portuale che ieri era presente - nell’incredulità generale - dopo anni e anni di istanze inascoltate sull’inquinamento, mentre ancora il comitato attende una risposta scritta alla raccomandata inviata in giugno che chiedeva conto delle misure di sicurezza previste per contrastare i rischi del GNL. 

Eh sì, perché se la quantità di gas liquido che dal 21 dicembre stazionerà sotto la Torretta fosse appoggiata alla terraferma, il gestore dello “stabilimento” dovrebbe sottostare a rigide normative e precisi adempimenti.

Ma Smeralda non è uno stabilimento: è una nave. 

E quindi nulla le è richiesto, nonostante la banchina appiccicata al centro città? Questa la domanda principale che Porto Elettrico pone alle Istituzioni da anni. 

In risposta il silenzio o, nei casi migliori, qualche balbettante quanto poco convincente rassicurazione.

Ieri quindi, quando nel pomeriggio si è saputo che Nostra Signora l’AP avrebbe inviato suoi rappresentanti alla Ubik, ci si aspettavano finalmente risposte concrete e solide rassicurazioni.

Non è stato così. 

Il concetto espresso dal rappresentante di Canavese sulla terra più o meno è stato: siccome le navi son certificate, non c’è nulla di cui preoccuparsi, altrimenti non potrebbero viaggiare. Naturalmente uno Schettino può sempre capitare, ma chessipuoffare contro il destino?

E alla domanda tre volte ripetuta di Roberto Cuneo sul perché la nave gonfia di sostanza Seveso non attracchi - almeno - agli Alti fondali anziché sui balconi della gente (visto che la maggior parte degli incidenti che in passato han coinvolto navi da crociera sono avvenuti in banchina, come vedrete dalle slides) la balbettante risposta è stata che lì non ci sarebbero le “facilities” pretese dalla compagnia.

E cos’è la pubblica sicurezza rispetto alle facilities private? 

Molto meglio crepare i palazzi circostanti e assordare mezza città per dragare un fondale attaccato a via Paleocapa con imprese non iscritte alle White List antimafia, che così quando arrivano i turisti vedon subito la bandierina che sventola sulla Torretta e vuoi mettere il figurone.   

Ecco. 

Francamente ci saremmo aspettati di più e di meglio. 

Magari anche un attacco, uno sputtanamento addirittura: qualcuno che insomma venisse e ci spiegasse quanto siamo stati stupidi a preoccuparci per una nave a gas portando dati scientifici incontrovertibili.

Invece i dati scientifici incontrovertibili li abbiamo ascoltati solo da Antonella Fabri, e in compenso ci siamo sentiti dire che chi sceglie di non accettare il GNL si autocondanna all’inquinamento. Perché il futuro è questo, “volenti o NOLENTI”.

Come se a Savona ogni settimana non attraccassero decine di altre navi da crociera alimentate a profumata nafta, e di traghetti vetusti che stazionano anche per intere settimane davanti alle case, il cui fumo nero si vede e si sente fin dalle colline.

E così continuerà ad essere.

Perché per l'elettrificazione delle banchine sarebbe bastato un cavo di alta tensione che colleghi Corso Ricci al porto. Ma l'AP nel 2005 rifiutò di realizzare la necessaria sottostazione elettrica in darsena, disegnando il futuro disastroso, per salute e sicurezza, che siamo costretti a vivere.

I fumi quindi continueremo a respirarceli, e in più ci godremo per 104 giorni l’anno le gemelle a gas Smeralda e Toscana attaccate alle abitazioni, incrociando le dita.

E non basterà un’ordinanza emessa in fretta e furia dalla Capitaneria di Porto sulla sicurezza in mare a tranquillizzare chi chiedeva certezze sulla sicurezza a terra. Viareggio docet. (www.guardiacostiera.gov.it/savona/Documents/Ordinanza%20n.%20275.2019%20in%20data%2006.12.2019.pdf).

Le slide presentate sono scaricabili QUI in pdf.

Più tardi pubblichiamo un generoso filmato.

 

LNS

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