Contromano18 dicembre 2019 11:51

Genova: un'altra occasione perduta

"Qualunque cosa faccia Genova non potrà essere che una cosa bella, a sfondo poetico e amoroso, perché questo splendido anfiteatro sul mare che è Genova è tale che tutto ciò che qui avviene non può che essere qualcosa di bello. Perché una città come la nostra è fatta di mare e dunque di speranza: il mare è sempre speranza"

Fernanda Pivano in uno scatto di Luca Zennarro pubblicato su "In Europa" 3/2003

Fernanda Pivano in uno scatto di Luca Zennarro pubblicato su "In Europa" 3/2003

"A questa città non posso dare se non tanto amore: ogni volta che posso, ricordo la mia infanzia felice a Genova, ricordo la mia scuola felice a Genova, ricordo le prime nozioni di cultura e di educazione che ho avuto a Genova, in una casa meravigliosa di corso Solferino da cui vedevo tutta la città, e i suoi tetti di ardesia che luccicavano sotto il sole o sotto la pioggia.

Ricordo la mia terrazza piena di cappuccine come ce ne sono solo a Genova, gialle e arancioni e rosse, e le piante meravigliose che popolavano il terrazzino della nonna, giù in Vico delle Erbe, e le strade di San Matteo, e lo stabilimento dove d'estate andavo a nuotare, e la bevanda che prendevamo allora, che si chiamava Clayton e corrispondeva alla nostra Coca-Cola.

Insomma i ricordi di una bambina che ha vissuto a Genova con felicità, in una famiglia meravigliosa, nella migliore delle situazioni.

C'erano certo battaglie sociali e sindacali che io allora non conoscevo, perché nella mia famiglia c'erano tanti agi, felicità e privilegi che non mi hanno fatto conoscere, in quegli anni, coloro che stavano male: li ho conosciuti molto bene, troppo bene, più tardi.

Ma fino a quando sono stata a Genova ho conosciuto solo felicità, gloria e fortuna, né immaginavo che ci fossero altre situazioni.

Poi sono andata a Torino, e questo periodo felice è finito: è cominciata la persecuzione fascista, si è creata insomma tutta una situazione che mi impedirebbe di ripetere per un'altra città tutte le cose che ho detto di Genova."

Così Fernanda Pivano ricordava la sua città, in un'intervista che le feci per il periodico "In Europa", in occasione di Genova 2004 - capitale europea della Cultura. (http://centroineuropa.it/la-rivista-in-europa)

Scomparsa nel 2009, Fernanda non ha visto crollare il Ponte Morandi, non ha visto le croci celtiche al collo degli assessori, non ha visto consiglieri comunali della sua città natale celebrare i caduti di Salò insieme all'ultradestra di Lealtà Azione.

Ha visto Genova, da piccola, l'ha vissuta e l'ha amata.

Ha amato quella stessa città che oggi, alle associazioni che chiedono uno spazio nel centro storico per ricordare la scrittrice, risponde come "il sito proposto non sia idoneo all'intitolazione" e raccomanda agli incauti, se proprio vogliono intitolar qualcosa alla Pivano, di tener conto "dell'importanza di mantenere omogeneità e integrità al Centro Storico", come ben racconta Donatella Alfonso su Repubblica.

Omogeneità e integrità, dunque: anche la Pivano forse è "divisiva", secondo il Comune di Genova, o comunque nel centro storico il suo nome non ci può stare.

Chissà perché.

A noi sembra che questa, per il capoluogo, sia solo un'altra occasione perduta, come la statua di Lele Luzzati, sezionata e buttata in un angolo come un rifiuto nello scorso ottobre. (http://www.lanuovasavona.it/2019/10/06/leggi-notizia/argomenti/news-1/articolo/lele-luzzati-museo-chiuso-e-statua-fatta-a-pezzi.html)

Leggi anche https://genova.repubblica.it/cronaca/2019/12/18/news/stop_ad_una_piazza_nei_vicoli_dedicata_a_fernanda_pivano-243724610/

Giovanna Servettaz

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