“Proprio nel momento in cui il movimento avrebbe avuto maggior bisogno di interrogare i propri iscritti su Rousseau per prendere le proprie decisioni velocemente e democraticamente - si legge - si è deciso di non decidere”.
Prosegue Crucioli: “È chiaro a tutti che siamo già fuori tempo massimo: ogni ulteriore ritardo rischia di compromettere qualsiasi progetto comune e, per certo, regala ulteriore vantaggio ad un centrodestra già in campagna elettorale. Quale portavoce degli iscritti al movimento che vogliono essere chiamati (in tempo utile) a poter esprimere la propria posizione -in un senso o nell’altro- prendo le distanze dall’ennesima decisione calata dall’alto, oltretutto contrariamente a quanto mi era stato promesso in precedenza da Di Maio”.
Non è difficile immaginare il motivo dei tentennamenti di Vito Crimi: se si vota su Rousseau, il rischio che gli iscritti stoppino un’alleanza col PD è assai rilevante. La base pentastellata ha digerito con difficoltà la nascita settembrina del governo Conte 2, e a livello regionale il mal di stomaco potrebbe essere ancora peggiore.
Insomma il Movimento è tra due fuochi, perché se corre da solo in un momento di così scarsa popolarità non solo perde, ma rischia di mandare in Regione solo la Salvatore, e questo a Roma dev’essere ben chiaro.
Quindi temporeggia. Chi non fa non sbaglia.
Ciò che invece si fa più fatica a comprendere è il motivo per cui il PD continui ad attendere, mentre altre forze in campo - che hanno sott’occhio il calendario - spingono per trovare subito un candidato da contrapporre a Toti.
Ma volete vincere o galleggiare?
LNS
