Proni da sempre davanti alle richieste della compagnia di navigazione, al punto di dichiarare in documenti pubblici che a Savona le navi inquinano “poco”, abbiamo accettato di diventare il porto di destinazione finale dell’infelice viaggio, al posto di Venezia.
Ora scopriamo che la nave, manco a dirlo, nessuno la vuole e che quindi si fa sempre più concreto il rischio che rimanga qui.
Quindi rifiutarla era possibile? Comunque sia, qui non si è neppure pensato di farlo: e adesso ci troviamo con sette persone ricoverate al San Paolo, già in affanno, solo nel primo giorno di sosta - che doveva essere anche l’ultimo.
E non paiono che pigolii le continue rassicurazioni delle autorità locali sul fatto che la nave deve lasciare il porto, perché di fatto non lo sta lasciando.
A noi dispiace e tanto, per i malati a bordo. Chi ci legge sa che “prima gli italiani” non è certo il nostro motto.
Ci dispiace per le testimonianze che leggiamo sui gruppi, di passeggeri ai quali non è stato permesso rinunciare al viaggio salvo salate penali, quando fin dal caso Diamond Princess era ovvio che le crociere andassero sospese tutte, comprese quelle Costa.
Ci dispiace anche, però e soprattutto, per quello che sta toccando ai nostri medici e infermieri che devono gestire un ospedale che sta già vivendo momenti di difficoltà, che non può contare certo su numeri infiniti di posti in terapia intensiva e che in una sola giornata ha dovuto accogliere sette persone che semplicemente avrebbero dovuto essere altrove.
Adesso Caprioglio, Toti e Signorini devono davvero tirar fuori le unghie, o la figuraccia davanti ai cittadini sarà irrimediabile.
Perché signori, voi ci avete messo in questa situazione, con una “bomba ad orologeria” in pieno centro città (parole dell’assessore regionale Giampedrone), e voi dovete tirarcene fuori.
Oggi.