Sì, perché un manifestante parla coi giornalisti e viene aggredito.
“Tu perché parli?” gli chiedono.
Lo spintonano, lo portano via.
A quel punto la zuffa coinvolge anche i cronisti presenti, che vengono aggrediti come le forze dell’ordine.
Sotto il fascismo così desiderato dai nostalgici manifestare non si poteva, e tutto era più semplice.
Ora fortunatamente si può e si manifesta principalmente per un motivo: perché la gente conosca il disagio di chi manifesta e solidarizzi.
I giornalisti seguono cortei e flash mob proprio per quello: per essere la voce dei manifestanti e portare al grande pubblico le loro istanze.
Oggi accade che alcuni manifestanti, com’è naturale, vogliano parlare coi cronisti: scrivetelo, sono qui perché ho perso il lavoro, perché non ho avuto i 600 euro, perché il governo mi ha dimenticato.
Poi arriva il capobastone a dire che coi giornalisti non si parla.
E allora ci chiediamo cosa manifestate a fare?
E l’unica risposta che riusciamo a darci è che lo scopo del raduno al Circo Massimo non è per tutti comunicare il proprio disagio, ma per qualcuno è far ingoiare un altro piccolo boccone avvelenato alla nostra già traballante democrazia, per cercare di indebolirla un passo dopo l’altro.
Un tentativo che nella storia italiana ha già funzionato.