News14 agosto 2020 11:55

Egle e gli altri

“C'è qualcosa di sacro nelle lacrime: non sono un segno di debolezza, ma di potere. Sono messaggere di dolore travolgente e di amore indescrivibile”

Egle e gli altri

Sono queste le parole che Egle Possetti sceglie per concludere il suo discorso alla cerimonia di commemorazione delle vittime del crollo del ponte di Genova a due anni dalla tragedia.

La memoria serve innanzitutto per non ripetere gli errori del passato: inizia così l’intervento della presidente del Comitato dei Parenti delle vittime del ponte Morandi, per “fermare l’oblio su tragedie che nascono da gravissime colpe”.

“Rispetto, memoria e giustizia sono la speranza per il futuro”: le parole di Egle Possetti nella radura dei 43 alberi, primo passo per il futuro memoriale, sono come sempre colme di dignità, e affilate come spade. 

“Questa giornata ha un significato profondo, e segue di pochi giorni l’inaugurazione del nuovo viadotto. 

Una rinascita per la città, ma solo un piccolo passo per riempire la voragine che questa tragedia ha creato. 

Abbiamo dovuto ascoltare - ricorda Possetti - dichiarazioni di profonda arroganza, di chi a muso duro non ha chiesto scusa in tempi umanamente accettabili. 

Di chi afferma di esser trattato come una cameriera, come se questo ruolo non meritasse rispetto. Di chi voleva perfino, ultima assurda richiesta, costruire il nuovo ponte”.

Il nuovo ponte non basta, ricorda Egle Possetti: “dalla testa china per il dolore e l’umiliazione subiti da un intero paese deve esserci un risveglio, dobbiamo pretendere concessioni eque, giustizia e quanto ci spetta come cittadini.

Abbiamo visto utili ingiustamente accantonati: proveremo a vigilare perché la nostra disperazione possa rappresentare un altro pezzo della rinascita invocata, non possiamo continuare a farci umiliare. 

Dobbiamo mettere all’angolo il sistema marcio che ha permesso che un ponte crollasse, in Italia, nel 2018.

E la giustizia sarà un deterrente per evitare il ripetersi di altre stragi: auspichiamo riforme importanti.

I processi durano anche decenni, a volte si è costretti ad aspettare una giustizia che forse non arriverà mai. 

Troppo spesso dell’Italia emerge solo la parte peggiore - conclude Possetti - ma noi abbiamo conosciuto persone meravigliose.”

LNS

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