Lettere alla Nuova01 novembre 2020 11:26

Dove va la politica a Savona?

Ah, i savonesi ! Lasciate che ne accenni da piemontese trapiantato da pochi anni, magari impietoso

Dove va la politica a Savona?

Li definiscono nella media cortesi, rispettosi, chiusi, intelligenti e certamente non vale per tutti anche se è una media appunto.
Aggiungerei anche con una storia ricca fra commercio mercantile e menti prestate ai media(diversi savonesi hanno per anni costituito un importante quota di manager della Rai e zone limitrofe del giornalismo), ma soprattutto con un radicamento oggettivo in ambiti di quella “sinistra” che deriva dalla liberazione, da forme spinte di cooperazione sociale, di ideologia socialista(Pertini) e anche più radicale.
Questo è il quadro, oggettivo, dentro il quale la politica dei partiti che alla “sinistra” si richiamano, ha espresso per tanti anni amministrazioni cittadine, sindaci e tutto il bagaglio di istituzioni allegate.
Se ricordare questo, è storia, ne vediamo gli effetti concreti in un degrado sociale nel tempo cominciato lontano negli anni e visibile nelle sue manifestazioni più eclatanti :
-partecipate allo sbando e in pieno attacco mafioso,
-commercio devastato cui la pandemia dà il colpo di grazia assieme al turismo (mai del tutto cercato in modo convincente)
-industria pressoché inesistente o marginalizzata
-portualità allo sbando senza una “mission” identificativa
-mobilità stradale e ferroviaria ai minimi storici come servizio
- sanità svenduta a pezzi ai privati ed in pratica gestita da una società privata(Alisa)
- inquinamento e siti ancora da bonificare in molte località intorno Sv senza soluzioni
-lavoro quasi introvabile, compreso forme di lavoro nero che comunque agivano da ammortizzatori.
- cultura azzerata non solo dal lockdown ma anche da una inefficace managerialità e capacità di visione complessiva
-sport poco praticato oltre i default del calcio perché le piscine e i campi utili sono al lumicino in città e persino nella scuola poco incentivati.
Questo è il quadro su cui costruire proposte politiche e su cui vedo stanno agitandosi anche gruppi di persone perbene con la schiena diritta in città.
L’ambiguità non è tanto la capacità critica, ma la < ricerca di unità nella SINISTRA >per proporsi.
Ma viene spontaneo chiedere quale sinistra?
L’ambiguità è parlare di sinistra genericamente, mentre la sua rappresentazione è a vista, impietosa e datata, chiusa dentro nomi d’apparato di partiti che hanno responsabilità enormi pur agendo nel sociale, ma solo per interessi specifici di gruppo o personali.
Chiedere forme di apparentamento politico dietro un programma senza discriminanti sociali vuol dire mettere insieme realtà deformate, che mentre parlano di antifascismo, vanno all’assalto delle partecipate dei rifiuti, o della sanità locale con formule incredibili.
E’ molto diverso cercare di attivare la coscienza di cittadini ancora attivi parlando dei loro bisogni o interessi nel locale, far crescere sulla comunione di obiettivi convergenze collettive.
Certo che è molto più complicato: per fare accordi fra vertici basta adattare i programmi ai vari apparati divisi in bande, mentre per identificare persone degne e rappresentative della cittadinanza occorre un lavoro lungo (il lockdown non aiuta certo) impegnativo di risorse e capacità di comunicazione e lungimiranza, poiché il consenso o è convinto o non è!
Mi pare però che le differenze siano evidenti: o anche senza volerlo si ripristinano poteri ancora non sopiti di personaggetti non rassegnati o si cambia passo e si cerca prima forme di unità sui temi ma soprattutto dentro una partecipazione che deve significare NON più delega in bianco.
Le buone intenzioni in politica devono avere un “frame” da costruire niente affatto scontato.
Gli accordi fra apparati fanno vincere per assurdo le forze più di destra, che hanno vita semplice, rappresentano già potere, incarnato nella Capriolio e nei suoi litigiosi compagni di merenda assenti nell’amministrazione concreta della città, poiché parlano alla pancia della gente e devono solo mantenere posizioni senza un programma serio e discusso, ma governano giorno per giorno, senza un progetto sociale affermato. Non sprechiamo tempo in operazioni ideologiche.

Gianni Gatti

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