Cose Belle06 gennaio 2021 14:01

La solitudine vien di notte

Il video di dicembre del progetto “aspetto la fine”

Buon 2021, di Mimmo Lombezzi

Buon 2021, di Mimmo Lombezzi

La solitudine, come la befana, arriva (soprattutto) di notte.

Ma, al contrario della befana, la solitudine arriva anche di giorno, e a volte tutti i giorni.

Le festività natalizie, già in tempi “normali”, sono spesso fonte di malinconia. Quest’anno in particolare (e particolare) molti di noi hanno trascorso i giorni di festa con un senso di solitudine e straniamento sicuramente maggiore rispetto al passato.

Tra divisioni in zone, chiusure, didattica a distanza, lavori che non esistono più, povertà, settore cultura fermo da mesi, impossibilità di viaggiare, di trovarsi con amici e parenti a causa dell’emergenza sanitaria che non accenna a mollare la presa, immagini e notizie di persone che continuano ad ammalarsi e a morire, rendendo l’atmosfera sempre più opprimente e il futuro sempre più incerto, il mese di dicembre è stato forse uno dei più tristi, insieme a quello di marzo, dell’anno appena concluso.

L’unica notizia che ha acceso un po’ di luce, fioca per il momento, è quella relativa all’arrivo del vaccino contro il covid19, ma è davvero troppo presto per sentirsi al sicuro e per dichiararci fuori dalla pandemia che ancora per diversi mesi renderà difficile, se non impossibile, il ritorno alla vita personale e scolastico-professionale che conducevamo prima di febbraio-marzo 2020.

In questo quarto video del progetto “aspetto la fine”, che diffondiamo oggi perché come recita il proverbio “l’Epifania tutte le feste porta via”, abbiamo voluto raccontare, come sempre con l’aiuto degli studenti, alcune emozioni legate a questo periodo e alle vacanze di Natale e Capodanno 2020.

Oltre ad alcune classi di istituti superiori che già da settembre hanno aderito, in particolare le due terze dell’Istituto ACOF di Bergamo e la quarta C del Liceo Artistico Palizzi di Lanciano (Chieti), in questo nuovo corto si sono aggiunti i ragazzi dell’IPS Giuseppe Ravizza di Novara e del Lycée Lucie Aubrac di Bollène (Francia), protagonisti del progetto Erasmus + “Open Sesame”; li ringraziamo, insieme alle loro docenti, per l’apporto anche internazionale che hanno fornito al progetto.

I giovani hanno disegnato, fotografato, creato acconciature (una ragazza di Bergamo si è ispirata a Emma Bovary), filmato alcune scene dei propri festeggiamenti di Natale e Capodanno di oggi e degli anni passati, due studentesse di Lanciano hanno suonato e cantato “Happy Xmas (War is Over)”.

Alcuni sono intervenuti con le proprie parole; è il caso di Giacomo De Felice, già protagonista di video precedenti, che parla con sincerità di ciò che gli manca e anche, proprio per questo senso di mancanza, di ciò che ora apprezza maggiormente rispetto al passato, di Vincenzo Ferrarello e Roger Mauro, di Ellora Vallon e di altri ragazzi.

Mimmo Lombezzi ci ha inviato alcuni suoi disegni realizzati nel corso di dicembre.

Pietro Pesce, studente genovese di terza media (ormai la mascotte del gruppo!), questa volta è un giovanissimo Gustave Flaubert che a nove anni, nel primo giorno del 1831, scrive con grafia incerta una lettera all’amichetto Ernest Chevalier (traduzione inedita a cura di C. P.) per confessargli la sua volontà di comporre insieme «commedie e sogni».

Afferma inoltre, con l’ironia tipica del Flaubert maturo, che «il capodanno è un giorno stupido»! Compare qui, per la prima volta all’interno dell’epistolario del maestro di Rouen, uno dei suoi temi chiave, la bêtise (quanto mai attuale).

 

I gemelli Enrico e Edoardo Borghesio, studenti universitari novaresi e attori amatoriali nonché autori e registi nella compagnia Terzo Polo (fondata da loro stessi anni fa), per il tema di questo mese hanno scelto e riadattato il racconto di Philip Van Doren Stern, The Greatest Gift; l’autore aveva iniziato a lavorarci nel 1938, e la prima versione è del 1943.

Il brano da loro interpretato è stato, per esigenze di tempi del corto, molto compresso; in pochi sanno che il celebre e splendido film La vita è meravigliosa (del 1946, regia di Frank Capra), di cui è stata inserita la scena finale, è ispirato appunto a The Greatest Gift  (se ne consiglia vivamente la lettura integrale).

Lisa Galantini, come già in altri corti, è la poetessa Antonia Pozzi, qui quattordicenne. Nella notte di San Silvestro del 1926 affida al suo diario il desiderio di terminare l’anno «intenta all’occupazione solita, la preferita ormai: a compiere cioè i miei doveri di scolara». Esprime la sua solitudine confessando di avere «fra le cose più care la casa e la scuola».

Ai quattordicenni di adesso, come a tutti gli studenti della scuola superiore (e dell’università), per il momento è concessa solo la casa nel senso di luogo fisico, perché sui banchi di scuola non vanno da novembre (dopo la chiusura marzo-giugno e la parentesi con alternanza tra didattica in presenza e a distanza di settembre-ottobre).

E se è vero che la scuola non è soltanto un’aula, un edificio (in cui comunque si vivono tante delle emozioni e delle esperienze formative fondamentali degli anni dell’adolescenza), è ancor più vero che non può essere solo un programma ministeriale da rispettare pedissequamente e ad ogni costo pur in pandemia, e non può essere a maggior ragione un pc, un cellulare, una “google classroom” (per i più fortunati, tra l’altro, perché molti ragazzi non hanno gli strumenti adeguati per la dad e molti istituti non hanno connessioni idonee).

La riapertura prevista con alternanza al 50% per il 7 gennaio, ossia per domani, e comunicata dalla maggior parte dei istituti attraverso circolari alle famiglie tra il 3 e il 4 gennaio, non avverrà: ancora una volta sono state disattese le promesse, esattamente due giorni prima.

In alcune regioni si parla di rientrare l’undici gennaio, in altre il diciotto, e ci chiediamo cosa potrà cambiare in pochi giorni e se non ricomincerà invece il balletto di marzo-giugno: ogni mese veniva posticipata una fantomatica apertura, su cui il sipario era calato dall’inizio della pandemia.

Siamo in emergenza, certo, e a queste condizioni (trasporti ancora insufficienti, numeri di contagi troppo alti, scontri tra Governo e Regioni, ecc.) è meglio che gli studenti stiano ancora a casa? Forse.

Ma se è così, riteniamo a questo punto prioritario non solo che le decisioni sulla scuola siano valutate e comunicate non un giorno prima dell’annunciata riapertura, ma ancor più che si faccia una seria, urgente e immediata (ed è comunque tardi, ma meglio tardi che mai!) riflessione sui prossimi mesi e su come portare avanti la didattica a distanza che ad oggi sta provando tutti, studenti e docenti, e in diversi casi sta producendo una dispersione scolastica maggiore di quanto già non fosse. Per non parlare dei risvolti psicologici di questa situazione sui ragazzi, di cui questa testata si è già occupata e continuerà ad occuparsi.

Su questo tema torneremo senz’altro, nei nostri corti come in altre sedi.

Formare non è informare, essere a scuola non è essere in dad, e se non approfittiamo di questo momento di privazione, limitazione e necessario sacrificio di tutti per trasformarlo in un modo nuovo di fare lezione, (ri)appassionando i ragazzi nei confronti del reale come del passato, della poesia come della matematica, creando, inventando, sperimentando forme e linguaggi alternativi e cercando di non pensare agli studenti, in generale e soprattutto ora, come a dei voti sul registro da compilare, avremo tutti quanti fallito.

Servirebbe un Galimberti o un Barbero, per citare solo due nomi, come Ministro dell’Istruzione, e invece abbiamo la signora Azzolina… Ma intanto possiamo parlarne, di questi temi, nella speranza che la stampa abbia ancora un valore di comunicazione e risveglio delle coscienze e la capacità di far riflettere, stimolare dibattiti, rendere feconda e non solo polemica la dissonanza.

Dissonanza di pensiero, di visioni, di idee. E “dissonanza emotiva”.

È questo il titolo del brano (inserito anche con il visual art video) di Achille Lauro scelto per il corto (tratto da 1990 - edizione deluxe, album uscito la scorsa estate).

Tutta l’esistenza che si srotola insieme alla solitudine

A volte questa zona di agitazione

È come mi piacesse

E lo spettacolo deve ancora iniziare.

(Achille Lauro)

Lo “spettacolo” del nostro 2021 deve ancora iniziare; è tutto da scrivere e da vivere.

Vedremo come.

Noi, come scrive Emily Dickinson (nata a dicembre del 1830) in “I died for Beauty” presente nel video, continuiamo a vivere (morire non è il momento…) anche per la Bellezza e la Verità.

Chissà se esistono.

Continuiamo a cercarle e, quando le troviamo, a provare a diffonderle…

 

Lorenza Crognale (4C Liceo Palizzi, Lanciano) 

Buon rientro (si fa per dire) a scuola, ragazzi. E Buon Anno a tutti… nella speranza che la solitudine che ci accompagna da mesi possa essere il meno pesante possibile.

***

Solitudine – il corto di dicembre del progetto “aspetto la fine”

di Chiara Pasetti e Mario Molinari con l’adesione di Achille Lauro

 

Playlist II parte video progetto “Aspetto la fine”: https://www.youtube.com/playlist?list=PLfUc9aPeRqz4cNo4oBnAQ6m1Y8OCQtwrO

 

Playlist I parte del progetto “Io resto a casa – aspettando”: https://www.youtube.com/playlist?list=PLfUc9aPeRqz6hLNNbyAx5EMviL-P_0jNe

 

Siamo anche su fb (pagina “videoprogetto aspetto la fine”) e su Instagram:

https://www.instagram.com/aspetto_la_fine/?igshid=6dog7ih3lz5x

Chiara Pasetti

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