Mezza politica26 aprile 2021 17:05

Toti e il massacro dell’entroterra

L’opposizione è compatta: il disegno di legge sull’urbanistica non semplifica le procedure, non garantisce la sostenibilità ambientale, è scollegato dal Recovery Fund e non garantisce la tutela del territorio a partire dall’entroterra

una veduta di Sassello

una veduta di Sassello

“Il disegno di legge 59, al suo articolo 9, propone una sostanziale deregolamentazione nelle aree classificate come entroterra. Qui infatti non varrà più il Piano Territoriale di Coordinamento Paesistico. E’ un cambiamento pericoloso, all’interno di una regione dove la percentuale di suolo occupato rispetto al territorio disponibile e pari all’8,3% e superiore alla media italiana (7,6%). Questo articolo inoltre viene presentato mentre manca ancora il nuovo Piano Paesaggistico, che la Regione dovrebbe approvare in base al Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio”.

Così Selena Candia, consigliera regionale della Lista Sansa, questa mattina durante la seduta del Consiglio dedicata alla discussione delle modifiche alla legge Urbanistica. Un intervento sottoscritto anche dagli altri consiglieri della Lista, Ferruccio Sansa e Roberto Centi.


“Non è la prima volta che la Regione cerca di bypassare la tutela del paesaggio, visto che la giunta Toti aveva già cercato di passare alla Regione le competenze della Sovrintendenza in termini di autorizzazioni paesaggistiche – spiegano – . Così facendo si rischia, ancora una volta, di ritrovarci con una norma incostituzionale. Il governo del territorio è materia di competenza legislativa concorrente tra Stato e Regioni secondo l’art. 117 della nostra Costituzione. Se una legge è impugnata, perché non volutamente chiara nella suddivisione delle competenze e dei limiti di intervento, questo comporta dei ritardi e dei periodi di vuoto normativo che non aiutano di certo i liguri e le nostre imprese”. Non è la costruzione di nuovi volumi a rilanciare l’entroterra, ribadiscono i consiglieri della Lista Sansa: servirebbero invece servizi di prossimità come scuole, trasporti e ambulatori.

“Bisognerebbe dare ai comuni un supporto maggiore attraverso personale tecnico adeguato e puntare su altri strumenti come la strategia per le aree interne (ferma ormai da tempo) che vuole valorizzare potenzialità del nostro territorio spesso anche molto diverse se si va dall’imperiese allo spezzino: un’unica soluzione per tutti sembra alquanto riduttiva e superficiale. Si potrebbe ipotizzare un patto per il lavoro per il settore agricolo rivolto ai giovani come si è fatto per il turismo, quello sì che potrebbe aiutare”, spiegano.

Sono molti i siti di pregio nell'entroterra, così come le valli sono piene di dismesso industriale o di dismesso commerciale. Basti pensare alla Valle Scrivia, o alla Val Bormida; a comuni come Altare e Rossiglione.

“Siete davvero sicuri che la soluzione per il rilancio delle attività produttive nell’entroterra sia utilizzare nuovo suolo, terreni ancora incontaminati o forse sarebbe meglio riconvenire i siti esistenti abbandonati da anni? Anche perché queste aree sono in zone pianeggianti e vicino ad importanti assi viari; una caratteristica importante anche per le imprese moderne. Costruire senza riconvertire il vecchio toglie valore. Lo stesso vale per gli spazi commerciali e di vendita dei prodotti del nostro entroterra. In tutti i Comuni sono presenti locali dismessi, ex latterie, panetterie…ecc. Perché non fare un piano per reinserirli nel mercato invece di costruire nuovi edifici? Il valore al metro quadro nel nostro entroterra è già bassissimo anche meno di 500 euro a volte. Costruire di più significa deprezzare maggiormente. Trovo preoccupante che la Regione, all'interno del nuovo Psi, non parli di resilienza e di infrastrutture contro i cambiamenti climatici in atto. Si pensa ad aggiungere volumi e a impermeabilizzare nuovo suolo anziché a opere comuni e necessarie per tutelare la vita dei liguri”.

Esprimono le stesse perplessità da Europa Verde Liguria: “Crediamo che la politica debba tornare ad interessarsi delle aree interne e che ai residenti siano garantiti i diritti costituzionali: ovvero non devono essere zone marginali del paese bensì le persone ivi residenti devono avere diritto alla socialità, alla cultura, ad un lavoro dignitoso, ad una mobilità dolce e sostenibile, ad adeguate connessioni digitali veloci e all’alfabetizzazione digitale, a scuole, ad una sanità adeguata e facilmente reperibile, a punti di aggregazione sociale.

A chi decide di spostarsi nelle aree interne deve essere finalmente applicata una fiscalità di vantaggio e soprattutto vengano favorite le attività agricole e il turismo lento poiché solo in tal modo si potrà apprezzare quel paesaggio di cui prima si parlava.

Chi sceglie di vivere nell'interno ha bisogno di politiche di promozione adeguate, di sostegni per progetti imprenditoriali giovanili e innovativi dal punto di vista ambientale, e non di sussidi inutili e dannosi.

Si tratta infatti di promuovere pure una agricoltura sociale, che valorizzi in particolare il ruolo di chi lavora la terra, il libero scambio dei semi a tutela della biodiversità e il rapporto fra territorio, prodotti locali e tradizioni popolari ed enogastronomiche.”

Secondo il PD il nuovo decreto "non semplifica le procedure, non garantisce la sostenibilità ambientale, è scollegato dal Recovery fund e non garantisce la tutela del territorio a partire dall’entroterra".

Duro anche il commento del consigliere regionale del M5S Paolo Ugolini: “Il disegno di legge portato oggi in Consiglio regionale è esattamente ciò di cui la nostra Regione non ha bisogno: anziché semplificare, complica; anziché sostenere i Comuni, li lascia soli; anziché snellire gli iter, crea incertezza procedurale; anziché tutelare il paesaggio, lo mortifica”.

“Grave che la maggioranza si ostini a non vedere le norme che tutelano l'ambiente e il paesaggio come una risorsa. Anzi, leggendo questo testo, si evince che la salvaguardia ambientale e paesaggistica è di fatto un fastidio, un vincolo all'idea di “sviluppo” che per questo centrodestra va ricercata in ulteriore consumo di suolo”. 

“Le nuove norme vanno a toccare la pianificazione comunale in senso peggiorativo, perché non tengono conto delle esigenze delle amministrazioni, soprattutto di quelli dell’entroterra che hanno invece bisogno di norme capaci di migliorare la qualità della vita dei cittadini che vivono nei paesi lontano dalla costa e dai servizi delle città. Norme capaci di risolvere problemi come isolamento, mancanza di strutture, scuole, impianti sportivi.

Ancora una volta gravemente insufficienti, poi, sono le attenzioni che l'Ente dovrebbe avere per le criticità idrogeologiche del nostro territorio: nel Ddl, latitano strategie ormai vitali per mettere in sicurezza la Liguria, sempre più fragile, sempre più sfruttata, sempre più erosa”.

 

 

LNS

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