L'icona, scrive la professoressa Tassinari, "è apprezzata per la sua antichità, per i peculiari valori simbolici e taumaturgici attribuiti a quel genere di immagini e per le qualità formali atipiche rispetto al contesto artistico delle opere che arredano e abbelliscono le nostre chiese".
"Benché sia da tempo nota agli studi, i dati storici essenziali riportati finora non esauriscono gli interrogativi sul perché e quando l’icona sia pervenuta alla parrocchiale di Sant’Andrea, né soprattutto attraverso quali occasioni e per quali motivi la nobile famiglia savonese dei Siri ne sia entrata in possesso.
Il presente contributo costituisce una proposta di lettura nuova e approfondita della piccola preziosa opera e della sua committenza.
L’arrivo dell’icona a Savona, infatti, rappresenta l’ultima tappa di un percorso suggestivo e singolare che, partendo dall’Oriente bizantino ortodosso, passa dalla Roma latina cattolica per concludersi nella città ligure.
Seguirne il cammino - prosegue Tassinari - contribuisce a far luce sulle vicende personali e sull’atteggiamento che informa le committenze artistiche, nei primi decenni del Seicento, dei Siri, importanti personaggi savonesi che, stabilitisi nell’Urbe sulla scia dei Giustiniani e dei Costa, ebbero un ruolo di prestigio nel cuore della Roma dei Barberini, dove il potere religioso, sostenuto da quello economico-finanziario e promosso da un’egemonia culturale aperta verso molteplici campi del sapere, si apriva alle più innovative e spettacolari creazioni del Barocco."
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