Cultura06 luglio 2021 09:46

Il discepolo Guy de Maupassant

Il 6 luglio del 1893 moriva nel manicomio di Passy a Parigi Guy de Maupassant (di Chiara Pasetti)

T.-A. Steinlen, ILLUSTRAZIONE PER Au Bord de L'Eau di Guy de Maupassant, «Gil Blas Illustré» (1893)

T.-A. Steinlen, ILLUSTRAZIONE PER Au Bord de L'Eau di Guy de Maupassant, «Gil Blas Illustré» (1893)

Lo abbiamo ricordato lo scorso anno con alcune sue riflessioni di viaggio legate proprio alla città di Savona:

https://www.lanuovasavona.it/2020/08/15/leggi-notizia/argomenti/cultura-3/articolo/savona-vista-da-maupassant.html

Lo ricordiamo oggi con uno stralcio del monologo a lui dedicato, a cura di chi scrive. Questo lavoro avrebbe dovuto andare in scena l’estate scorsa a Varigotti e poi essere ripreso a dicembre a Genova, in occasione dei centosettant’anni della nascita del padre di Bel Ami e del bicentenario di nascita del suo maestro Flaubert (che ricorre quest’anno). La pandemia ne ha impedito il debutto.

Il brano che segue contiene una lettera, inedita, di Flaubert a Maupassant nel momento in cui quest’ultimo era stato condannato, come un tempo lo stesso Flaubert, per oltraggio alla morale per la splendida lirica Au bord de l’eau.

Da Il discepolo

[…]

La mia malattia è una forma di sifilide, ormai neuro sifilide alla mia età! Ho amato e amo ancora disperatamente le donne! In particolare le donne umili, le lavandaie più di tutte, non so per quale motivo mi hanno sempre eccitato moltissimo le donne al lavatoio, a una di loro ho dedicato una poesia che è finita in tribunale. Nulla di originale, andava di moda essere accusati di oltraggio alla morale nell’Ottocento, è capitato a quasi tutti!

Quella poesia, si intitola In riva all’acqua, casta nei termini, è stata giudicata quanto di più immorale e impudico si potesse fare per le immagini e il soggetto. Alla fine non sono stato processato, perché ho fatto intervenire il maestro, ho pensato che lui potesse aiutarmi, la stessa grottesca vicenda della condanna era capitata anche a lui per Madame Bovary. Ha scritto una lettera superba.

Ve ne leggo una parte, trovo che sia ancora molto attuale, mi capita spesso di sentire che si tenta di mettere il bavaglio agli artisti, ai giornalisti, agli scrittori… A tutti coloro che la pensano diversamente dalla maggior parte, e da chi ha il potere, guarda caso.

Mio caro ragazzo, (scrive il maestro) 

sei dunque accusato di «oltraggio ai costumi e alla morale pubblica», due amabili sinonimi, che fanno due capi d’accusa. Per conto mio, annoveravo un terzo oltraggio, quando sono comparso davanti all’ottava Camera con Madame Bovary: «alla morale religiosa». Processo che mi è valso una pubblicità gigantesca, alla quale ho attribuito i tre quarti del mio successo.

In breve, non ci capisco un bel niente! Sei forse vittima di una vendetta personale? C’è sotto qualcosa di inspiegabile. Sono pagati per screditare la Repubblica facendoti piovere sopra il disprezzo e il ridicolo? Credo proprio di sì. Che si venga perseguiti per un articolo politico, e sia, benché sfidi tutte le procure a dimostrarmene l’utilità pratica. Ma per dei versi, per la letteratura… no, è troppo forte! Ti risponderanno che la tua poesia ha delle inclinazioni oscene! Con la teoria delle inclinazioni si può portare alla ghigliottina un montone, dicendo che ha sognato la carne!

Bisognerebbe intendersi definitivamente sulla questione della moralità nello Stato. Ciò che è Bello è morale, ecco tutto, e chiusa la faccenda. La poesia, come il sole, mette l’oro sul letame. Tanto peggio per coloro che non lo vedono. Hai trattato un luogo comune alla perfezione, e meriti degli elogi, al posto di meritare l’ammenda e la prigione.

Due amanti, una lavandaia, in riva all’acqua! (è il tema della mia poesia) Bisognava assumere un tono scherzoso, trattare tutto questo con maggior delicatezza, più finemente, stigmatizzare qua e là con una punta d’eleganza e far intervenire, alla fine, un venerabile ecclesiastico o un buon dottore, che snoccioli una tirata sui pericoli dell’amore. In una parola, la vostra storia spinge alla congiunzione dei sessi… Ah! Innanzitutto, non è vero! E quand’anche fosse, di questi tempi dai gusti anormali, non è male predicare il culto della donna. I tuoi poveri amanti non commettono, tra l’altro, un adulterio! Sono entrambi liberi, «senza impegni nei confronti di nessuno».

Tu avrai un bel dibatterti, il partito dell’ordine troverà comunque argomenti, rassegnati. Ma denunciagli, in modo che possa sopprimerli, tutti i classici greci e romani, senza eccezioni, da Aristofane fino al buon Orazio e al tenero Virgilio. In seguito, tra gli stranieri, Shakespeare, Goethe, Byron, Cervantes. Da noi, Rabelais, «da cui discendono le lettere francesi», e poi Chateaubriand, il cui capolavoro si articola intorno a un incesto. E poi Molière, il grande Corneille, il padre La Fontaine, e Voltaire, e Jean-Jacques Rousseau, eccetera…E le fiabe di Perrault! Dopo tutto questo, bisognerà sopprimere i libri di storia, che insudiciano l’immaginazione.

Soffoco di indignazione. E più che mai, credo all’odio inconscio dello stile. Quando si scrive bene si hanno contro di sé due nemici: primo, il pubblico, perché lo stile lo obbliga a pensare, lo costringe a un lavoro, e secondo il governo, perché sente in voi una forza, e il potere non ama un altro potere. I governi hanno un bel da fare a cambiare: monarchia, impero o repubblica, poco importa! L’estetica ufficiale non muta! 

Non è possibile. Non sarai perseguito, non sarai condannato. C’è un malinteso, un errore, non so che altro. Il guardasigilli interverrà! Tuttavia, chissà? La terra ha dei limiti, ma la stupidità umana è infinita.

(E. Degas, La Maison Tellier)

Una lettera che sarebbe da pubblicare settimanalmente su ogni quotidiano, per ricordare alle umane genti la bassezza, l’arroganza e l’ignoranza dei potenti.

Aveva ragione, comunque, non sono stato condannato.

 Forse la sifilide l’ho presa con la lavandaia. Beh ne è valsa la pena. Che corpo che aveva, morbido, bianco, sinuoso! Profumava di lavanda, di sudore e di erba. Un sogno... Non so più nulla di lei, sarà morta da anni. Malgrado la malattia io invece sono ancora qui. L’ho curata bene, evidentemente. Sono imbottito di mercurio, e funziona! I neurologi sono bravi, del resto, anche se sono spesso, tra la classe medica, i più pedanti e presuntuosi! Forse solo gli psichiatri eguagliano la vanità dei neurologi, ma fanno bene ad essere fieri di se stessi, guardate me, sono un esempio della loro abilità clinica! Sapete cosa si diceva all’epoca in cui ero giovane sulla sifilide come sorta di macabra battuta, certamente inventata da chi non aveva mai fatto sesso in vita sua e invidiava chi, come me, ne faceva molto?! “Una notte con Venere, una vita con Mercurio”! Una notte di sesso, o d’amore, ditelo come volete, una vita con la malattia. Il morbo, la peste, il marchio, il virus! Attenti, sono contagioso! Abbiate cura di non stringermi le mani, alla fine della serata! 

Sto scherzando, state tranquilli, la sifilide non si trasmette con un abbraccio o una stretta di mano. E poi adesso non esiste quasi più la sifilide, mi pare che sia stata soppiantata da nuove malattie veneree, che fanno una gran paura. Eros e Thanatos, amore e morte, quale connubio più antico, intrigante e abusato?! Ogni secolo ha la sua malattia, l’Ottocento è il secolo della sifilide. Il Novecento dell’aids, il duemila? Non lo so, non me ne curo più, ormai sono vecchio, se anche dovessi infettarmi con un nuovo virus la morte non mi spaventa.

 L’uomo, da sempre, deve inventarsi degli spauracchi per ricordarsi quanto vale la vita, deve avere il terrore di morire per capire quanto sia importante godere fino in fondo di ciò che ha, e deve demonizzare lo spirito dionisiaco, l’amore, come se vivere senza fare sesso, senza bere, senza fumare, senza mangiare o mangiando cibi bio, si dice così?, vi garantisse di vivere di più. Non lo garantisce affatto, ciò che è certo è che garantisce una vita di merda! Pensate piuttosto a non distruggere il mare, l’aria, gli animali, le piante, che sono le cose più belle che possano esistere e le state devastando, invece di preoccuparvi di bere e di fare l’amore! Preferisco una vita con Mercurio a una vita senza la natura e senza l’amore. Ognuno ha i suoi vizi, io ho quello delle donne e del mare. 

[…]

Chiara Pasetti

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