News23 novembre 2021 15:09

Dietro le culle per la vita c’è il solito medioevo

La Regione ci riprova, e con una mozione per “una campagna informativa sul parto in anonimato e le culle per la vita” allarga ancora la strada alle cosiddette associazioni “pro vita” che in realtà sono solo antiscelta. Pastorino: “mozione oscurantista che non tutela la salute psicofisica della donna, ma va solo ad accrescere un clima di stigma, giudizio e disservizio sanitario nei confronti di chi decide di abortire”. Il Partito Democratico: “Dalla maggioranza le solite scelte ideologiche, servirebbe invece rafforzare la rete dei consultori per un sostegno concreto alle donne”

Dietro le culle per la vita c’è il solito medioevo


“Stiamo parlando – dichiara il capogruppo di Linea condivisa Gianni Pastorino – di una mozione che presenta non poche perplessità, a partire da dati poco trasparenti, dei quali non si cita mai la fonte. Si parla di circa 3.000 neonati abbandonati in Italia ogni anno, basta però una veloce ricerca per verificare come il dato sembri essere appositamente gonfiato. A livello nazionale si parla di 243 nel 2018, 193 nel 2019 e 186, dato ancora provvisorio, nel 2020”.
 
Nella mozione, come riportato sopra, si parla anche delle cosiddette “culle per la vita”, ovvero strutture termiche concepite per essere un luogo sicuro in cui lasciare un neonato. Nel territorio ligure sono cinque, tutte finanziate da movimenti e associazioni anti-scelta.  Si legge inoltre, nella mozione, che si impegna la Giunta «a porre in essere, nel quadro delle azioni di sostegno alle donne in gravidanza che si trovino in situazioni di difficoltà economica, psicologica o sociale, una adeguata campagna informativa in merito alla possibilità del parto in anonimato garantita dalla legge e alla presenza delle culle per la vita sul territorio ligure».
 
“L’aborto è un diritto e non sarà facendo violenza psicologica attraverso la possibilità del parto in anonimato che si vedrà calare ulteriormente il numero di Ivg – prosegue il consigliere regionale Gianni Pastorino –. Inseriamo piuttosto l'educazione alla sessualità nelle scuole con percorsi seri e continuativi, battiamoci per dare accesso gratuito a qualunque metodo contraccettivo, finanziamo e potenziamo i consultori che dovrebbero essere il vero motore dell’applicazione della legge 194. E se una persona vuole abortire, aiutiamola ad accedere ad un proprio diritto senza giudicarla”.
 
Questa mozione, piuttosto, pare essere un apripista rispetto a una futura richiesta, per la messa a bilancio di fondi pubblici rivolti ad associazioni e movimenti anti-scelta, per svolgere queste violente 'campagne di sensibilizzazione': è inaccettabile”.
 
 
“Non facciamoci ingannare, queste persone non sono affatto per la vita, altrimenti non si limiterebbero ad imporre alle donne cosa fare con il proprio corpo, piuttosto si batterebbero per avere asili nido gratuiti, per la parità salariale, per il congedo parentale, per la costruzione di corridoi umanitari sicuri per le persone migranti o per l'educazione all'affettività obbligatoria, in modo tale da superare stereotipi di genere e cultura del possesso e dello stupro”, conclude il capogruppo di Linea condivisa Gianni Pastorino.
 
Per tutti questi motivi il consigliere regionale Gianni Pastorino, questo pomeriggio, ha votato contro ad una “mozione oscurantista e che non tutela affatto la salute psicofisica della donna, andando solo ad accrescere un clima di stigma, giudizio e disservizio sanitario nei confronti di chi decide di abortire”.
 

È stato bocciato l’emendamento del Partito Democratico che chiedeva di modificare l’impegnativa della mozione presentata da Forza Italia e di potenziare la rete dei consultori, sede centrale nella tutela della maternità così come previsto dalla legge 194.

“È riduttivo parlare solo di una campagna informativa su parto in anonimato e presenza delle culle per la vita, perché non entra nel merito della presa in carico e della cura della donna in attesa di un bambino. Per questo abbiamo votato 'no’. Quello che serve davvero, invece, è potenziare i consultori per dare alle donne un sostegno concreto, non solo alla fine della gravidanza, ma per tutto il tempo d’attesa.

Perché una donna che abbandona un bambino vuol dire che non ha trovato nessuno che l’ha accompagnata: prima, durante e dopo il parto. Dalla maggioranza una chiusura figlia di scelte ideologiche che non vogliono entrare nel merito”.

Così il Gruppo consigliare del Partito Democratico, che conclude:

“Non servono i manifesti che promuovono le culle per la vita. Il problema dell’informazione deve essere legato alla rete della prevenzione che parte proprio dai consultori, che sul territorio possono essere un sostegno concreto, perché i motivi per cui una donna decide di abbandonare il proprio bambino non sono solo economici, ma si tratta di situazioni molto più complesse, ed è a questo che bisogna dare risposte, prima che la donna arrivi alla decisione di abbandonare il proprio figlio”.

red

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