News19 giugno 2022 16:57

M5S: l'equivoco di massa

Quello del M5S ha rappresentato fin dall'inizio un enorme equivoco di massa che ha funzionato elettoralmente pur nell'evidenza della sua inconsistenza teorica e politica: inconsistenza non denunciata dalla maggioranza degli analisti politici buona parte dei quali ormai ridotti a corifei di qualsiasi tipo di ricerca del consenso a basso prezzo (di Franco Astengo)

M5S: l'equivoco di massa

La parabola seguita dal Movimento 5 stelle merita una riflessione particolare.

Una riflessione da sviluppare con specifica attenzione mentre si profila la possibile chiusura di questa esperienza almeno così come l'abbiamo conosciuta in questi tormentati 10 anni di presenza parlamentare, tra alti e bassi, rotture e ricomposizioni, trasformismi di diverso tipo.

E' evidente che i soggetti che verranno fuori dalle convulsioni di queste ore non potranno essere definiti attraverso un diretto richiamo alla storia del movimento proprio perchè lo scopo dichiarato in partenza appare fallito e inesistente all'interno del complesso panorama del sistema politico italiano.

Quello del M5S ha rappresentato fin dall'inizio un enorme equivoco di massa che ha funzionato elettoralmente pur nell'evidenza della sua inconsistenza teorica e politica (inconsistenza non denunciata dalla maggioranza degli analisti politici buona parte dei quali ormai ridotti a corifei di qualsiasi tipo di ricerca del consenso a basso prezzo).

Un equivoco di massa, quello rappresentato dal M5S, frainteso al punto che il PD ha creduto di costruirvi sopra l'asse portante di una alleanza che invece così configurata si colloca al di fuori di un minimo di analisi della realtà politica.

Semplifico al massimo: il M5S al di là della demagogia di facciata esercitata dal suo fondatore attraverso richiami plebiscitari rivolti alla folla, era nato immaginando uno sviluppo dell'azione politica attraverso il web (che non si è realizzata almeno nelle dimensioni sperate) coltivando l'obiettivo di riarticolare attraverso l'esercizio della democrazia diretta la complessità di espressione del consenso/dissenso tipica di una società in piena fase di scomposizione individualistica.

Ha prevalso invece un esercizio anche piuttosto rozzo ma favorito dalle circostanze storiche dell’autonomia del politico estesa fino al punto di non contemplare più la considerazione del meccanismo di adesione o di rifiuto da parte del pubblico.

In realtà attorno a questa vicenda abbiamo fin qui visto l’emergere di due fenomeni:

1) Per un certo periodo il M5S ha saputo interpretare al meglio il meccanismo della “democrazia recitativa” da quando questa forma di agire politico si è imposta sulla scena per il tramite dei fenomeni emersi nel corso degli ultimi 30 anni: dalla fine cioè di quella che Scoppola aveva definito “Repubblica dei Partiti”;

2) L'impatto complessivo di questa capacità di tenere la scena (apparentemente più adatta alla post - modernità di quella utilizzata da chi aveva puntato sul "partito - azienda" e sul "partito personale" soggetti pur pienamente compartecipi dei danni inferti alla credibilità del sistema) sul sistema politico italiano (tra disaffezione, volatilità, scomparsa del concetto di appartenenza, mutamento strutturale dell'organizzazione politica) è stato quello dell'emergere di una vera e propria disarticolazione nelle espressioni sia di consenso, sia di dissenso portate avanti da minoranze in un quadro di complessiva passivizzazione sociale.

La passivizzazione sociale, il presentarsi di un’enorme “zona grigia” pare rappresentare il fenomeno saliente di questa fase: masse indistinte che attendono la promessa di provvedimenti calati dall’alto, indifferenti al prender parte alla formazione di maggioranze e minoranze.

Per converso gli elementi di attivizzazione sociale hanno assunto la caratteristica di una reciproca disarticolazione tra il consenso e il dissenso, senza assumere più la dimensione di una iniziativa politica e tirandosi fuori da qualsiasi riferimento di rappresentanza.

Nella prospettiva sarà proprio il nodo di fondo resterà proprio quello della capacità di rappresentanza dell'intero sistema.

Sistema la cui fragilità rischia di condurci verso soluzioni di sostanziale "inutilità" delle diverse espressioni di aggregazione anche parziale, con l'esito di una crescita della passivizzazione e di sostanziale inutilità per la costruzione e organizzazione dell'opinione politica.

Governo Berlusconi 1994, 2001-2006, 2008-2011;

centro sinistra 1996-2001, 2006 - 2008 con 3 presidenti del consiglio; 

solidarietà nazionale parziale 2013 - 2018 con 3 presidenti del consiglio del PD e scissione di Forza Italia;

tecnici 1995-1996, 2011 - 2013, 2021 in avanti; 

governo M5S - Lega 2018-2019; 

governo M5S - centro sinistra 2019-2021

L'esito del trentennio può allora essere così riassunto:

1) verticale perdita di capacità di rappresentanza;

2) impoverimento generale con crescita esponenziale delle disuguaglianze sociali non analizzabili semplicemente attraverso le differenze di reddito ma determinate da una articolazione di fattori richiamabili ben oltre la cassica "teoria delle fratture".

Franco Astengo

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