Noi crediamo che questi commenti non possano essere ignorati: non perché maleducati o insultanti (non lo sono) ma perché spiegano meglio di ogni manuale i motivi della débâcle alla quale presumibilmente andrà incontro il cosiddetto centrosinistra alle elezioni di settembre.
Il dito dei lettori è puntato sul presente, chiedono un bagno di contingenza, e semplicemente non comprendono il senso di commemorare un fatto avvenuto cent’anni fa quando l’Italia aspetta l’inverno in braghe di tela, terrorizzata da un futuro che non riesce a vedere.
Vien da pensare che questo non sarebbe successo, magari anche in periodi economicamente perfino più difficili: in tempi in cui la sinistra non aveva paura di essere sinistra, addirittura di dirsi comunista, le commemorazioni non venivano percepite come mero esercizio retorico ma facevano parte della vita della comunità, forse ne erano anche uno dei collanti.
La foto di Enrico Letta e Carlo Calenda, apparentemente trionfanti per il raggiunto accordo pre - elettorale, è emblematica di una sinistra che non solo ha perso il senso di sé, ma che agli occhi di molti non c’è più, percepita come capace esclusivamente di gridare al lupo fascista, sbattendo ogni tanto in prima pagina qualche proposta tanto demagogica quanto non risolutiva così, per fare notizia.
Ma dimenticare la storia è il peggior dispetto che possiamo fare a noi stessi. Se la politica non è capace di (ri)nascere, dovrà farlo dalle città, dalle piazze piene, dai confronti anche aspri, dalle idee e anche dai sogni, perché solo loro possono diventare progetti.
Per questo, nonostante tutto, continuiamo a credere che sia importante esserci, il 4 agosto in piazza Chabrol. Per tutti. Anche senza occhi di tigre.