Cose Belle16 settembre 2022 13:00

Nuovofilmstudio, la programmazione dal 16 al 21 settembre

Dal 16 al 19 riprendono le prime visioni con "Un'ombra sulla verità": poi "Fire of love", "Nostalgia", "Videodrome"

Nuovofilmstudio, la programmazione dal 16 al 21 settembre

Nuovofilmstudio aderisce all'iniziativa "Cinema in Festa", promossa da Anica e Anec con il supporto del MiC e la collaborazione del David di Donatello - Accademia del Cinema Italiano. Dal 18 al 22 settembre tutti i film a 3,50€! Per maggiori informazioni: https://www.cinemainfesta.it/

 

 

Dal 16 al 19 riprendono le prime visioni con "Un'ombra sulla verità": il nuovo film di Philippe Le Guay ("Molière in bicicletta", "Le donne del 6° piano") è un thriller che affronta il tema del negazionismo con un cast di prim'ordine, François Cluzet, Jérémie Renier e Bérénice Bejo.

 

Sempre dal 16 al 19 settembre vi aspettiamo con un'altra prima visione: "Fire of Love", prodotto da National Geographic, il film racconta la storia d'amore fra due pionieri della vulcanologia, Katia e Maurice Krafft e delle loro spedizioni scientifiche fra i misteri del pianeta attraverso alcune delle immagini più spettacolari mai filmate sui vulcani. La regista Sara Dosa ha realizzato una celebrazione lirica dello spirito avventuroso dei due impavidi scienziati, attingendo al loro spettacolare archivio.

Martedì 20 e mercoledì 21 settembre replicheremo in sala, dopo la proiezione al Priamar, "Nostalgia": Mario Martone torna dopo 40 anni, con Pierfrancesco Favino protagonista, nel rione Sanità dov’è nato, per raccontare il ventre della città partenopea. Vincitore di 4 Nastri d'Argento per miglior regia, sceneggiatura, attore protagonista (Pierfrancesco Favino) e attore non protagonista (Francesco Di Leva, Tommaso Ragno).

Sempre martedì 20 e mercoledì 21 daremo il via alla stagione di grandi restauri della Cineteca di Bologna con la nuova versione approvata da David Cronenberg del suo film ‘manifesto’ "Videodrome": sconvolgente come un’allucinazione, lucido e denso come un saggio teorico sul mondo mass-mediale in cui viviamo, "Videodrome" riflette sull’intossicazione derivata dal consumo di immagini televisive e sulle modificazioni fisiche e antropologiche che la loro diffusione sta apportando all’apparato percettivo umano.

 

Potete acquistare i biglietti in sala prima degli spettacoli oppure in prevendita su https://www.liveticket.it/nuovofilmstudio (aprite il link in un browser esterno a Facebook, altrimenti non visualizzerete i posti disponibili!).

 

Vi ricordiamo che potete sostenere Nuovofilmstudio destinando il vostro 5x1000 al nostro codice fiscale 92076100095. Grazie per il prezioso sostegno!

 

Un'ombra sulla verità

 

(L'homme de la cave)
di Philippe Le Guay
con François Cluzet, Jérémie Renier, Bérénice Bejo
Francia 2021, 114'

 

ven 16 set (15.30 - 21.00)
sab 17 set (18.00)
dom 18 set (15.30 - 21.00)
lun 19 set (18.00)

 

A Parigi, Simon ed Hélène decidono di vendere una cantina nello stabile in cui abitano. L'acquirente, Jacques Fonzic, un uomo di una sessantina d'anni che dice di passare un periodo difficile dopo la morte della madre, è in realtà uno storico negazionista escluso dall'insegnamento. Impossibilitato ad annullare la vendita, Simon entra in conflitto con la moglie Hélène, la quale si interessa alle idee di Fonzic. Gradualmente la presenza sconvolgerà la vita della coppia...

 

"Un'ombra sulla verità" è il nuovo lungometraggio di Philippe Le Guay ("Molière in bicicletta", "Le donne del 6° piano"). Un thriller che affronta il tema del negazionismo con un cast perfettamente in parte: François Cluzet, Jérémie Renier e Bérénice Bejo.

 

«Sono partito da una storia vera, quindi da un lato si tratta di un racconto realistico, ma è al tempo stesso una metafora, una parabola, una sorta di simbolo. Ed è davvero raro che in una stessa storia, in uno stesso evento esistano questi due livelli: l’aspetto reale e l’aspetto immaginifico che mi permette di rielaborarlo. Nel cinema il negazionismo non è stato trattato quasi mai per un motivo molto semplice: lo si può definire un personaggio mentale, cioè colui che vuole distruggere un’idea sostituendola con un’altra idea quindi quanto più anticinematografico ci possa essere. Tutti i condomini dell'edificio in cui Fonzic si rintana, hanno una differente idea su questo soggetto via via che il veleno penetra nella loro mente. Volevo che anche lo spettatore subisse il fascino di Fonzic che all’inizio ha un fare molto seducente, solo alla fine si toglie la maschera e mostra il suo vero volto. Il mio riferimento letterario principale è stato Edgar Allan Poe che nei suoi racconti ha spesso usate le cantine come luoghi simbolo, pensiamo a "Il pozzo e il pendolo" o "Il cuore rivelatore". Quando scrivo una storia, il pubblico è un vero e proprio interlocutore: è come una partita di tennis dove amo sorprenderlo e stupirlo».
(Philippe Le Guay)

 

Fire of Love

 

di Sara Dosa
Canada/USA 2022, 93'

 

ven 16 set (18.00)
sab 17 set (15.30 - 21.00)
dom 18 set (18.00)
lun 19 set (15.30 - 21.00)

 

Katia e Maurice Krafft hanno amato due cose, il proprio compagno e i vulcani. Per vent’anni la coraggiosa coppia di vulcanologi ha girato il pianeta inseguendo eruzioni e documentando le sue scoperte. E proprio in un’esplosione vulcanica, nel 1991, hanno perso la vita, lasciando un’eredità che ha arricchito per sempre le nostre conoscenze sul mondo naturale.

 

"Fire of Love”, prodotto da National Geographic, racconta una storia di creazione e di distruzione primordiali, la storia d'amore fra due pionieri della vulcanologia, Katia e Maurice Krafft e delle loro spedizioni scientifiche fra i misteri del pianeta attraverso alcune delle immagini più spettacolari mai filmate sui vulcani. La regista Sara Dosa ha realizzato una celebrazione lirica dello spirito avventuroso dei due impavidi scienziati, attingendo al loro spettacolare archivio.

 

«Mi sono imbattuta nella storia di Katia e Maurice Krafft durante le ricerche per l’ultimo film che ho diretto. Volevo che si aprisse con delle immagini di repertorio sui vulcani e quando ho iniziato a cercare i filmati ho scoperto la storia dei Krafft. Sono rimasta affascinata dalla natura della loro relazione. Era una sorta di triangolo d’amore fra loro due ed i vulcani. Maurice e Katia non esistevano senza i vulcani. E questo mi ha spinto a indirizzare la mia ricerca sulle relazioni umane con la natura e la consapevolezza, la creazione, la distruzione, l’amore, la vita e il significato della natura stessa. I Krafft erano celebrità del loro tempo, specialmente in Francia, e si trova tanta documentazione sulla loro storia che utilizzavano anche come autopromozione, ma erano molto pochi i filmati in cui i due erano ritratti insieme. Il fratello di Maurice, Bertrand, ci ha concesso l’accesso all’archivio privato. La maggior parte dei filmati che alla fine abbiamo utilizzato non sono mai stati visti in quasi trent’anni e sono stati digitalizzati per noi. Solo due minuti sono stati visti negli anni più recenti, quelli che appaiono in “Into the Inferno” di Werner Herzog. Al centro del film c’è un’investigazione della potenza primordiale del mondo naturale, una ricerca di come dare un senso ai misteri a cui l’uomo non riesce ad avere pieno accesso e le storie che raccontiamo quando ci troviamo davanti a quel mistero. Tante persone pensano che scienza e mito siano ai poli opposti. Ma a me piace l’idea che siano solo modi differenti di raccontare storie sul nostro pianeta».
(Sara Dosa)

Nostalgia

 

di Mario Martone
con Pierfrancesco Favino
Italia 2022, 117'

 

mar 20 set (15.30 - 21.00)
mer 21 set (18.00)

 

4 Nastri d'Argento: miglior regia, sceneggiatura, attore protagonista (Pierfrancesco Favino), attore non protagonista (Francesco Di Leva, Tommaso Ragno)

Felice, dopo molto tempo trascorso fra il Libano e l'Egitto, torna a Napoli, la città dove ha vissuto fino ai 15 anni. Sua madre Teresa, "la sarta migliore del Rione Sanità", accoglie a braccia aperte quel figlio che credeva perduto per sempre. A poco a poco l'uomo, diventato imprenditore benestante, riprende contatto con un mondo che aveva messo forzatamente da parte e incontra Don Luigi, un prete che combatte la camorra cercando di dare un futuro ai giovani del rione. Ma Felice ha anche bisogno di ricongiungersi con Oreste, amico fraterno e compagno di scorribande adolescenziali, che della camorra è diventato un piccolo boss...

 

Mario Martone torna dopo 40 anni, con Pierfrancesco Favino protagonista, nel rione Sanità dov’è nato, per raccontare il ventre della città partenopea.


«Ciò che si racconta in questo film nasce dalla cronaca ma io volevo andare altrove, verso un sentimento misterioso da cercare durante le riprese. Mi affascinava l’idea di fare un film non in una città ma in un quartiere, come se si trattasse di una scacchiera, e così in “Nostalgia” non appaiono strade, case o persone che non siano del Rione Sanità, un’enclave di Napoli distante dal mare. Tutto viene inghiottito dal quartiere, gli anni così distanti di cui si racconta, il Medioriente dove era finito il protagonista, i sogni, le sfide, le colpe. Ho invitato gli attori e la troupe a immergersi nel quartiere come se fosse un labirinto e a non temere di perdersi. Macchina da presa in spalla, abbiamo cominciato a percorrere le strade come se si trattasse di cinema del reale. Incontro dopo incontro, vita dopo vita, storia dopo storia, abbiamo finito per girare l’ultima scena chiedendoci quale ne fosse il senso, e non l’abbiamo più trovato. Forse non c’era, forse non c’è. C’è il labirinto, e c’è la nostalgia, che sono il destino di tanti, forse di tutti».
(Mario Martone)

Videodrome

Il Cinema Ritrovato - al cinema

in collaborazione con la Cineteca di Bologna

 

di David Cronenberg
con James Woods, Debbie Harry, Sonja Smits
Canada 1983, 87’
in lingua originale con sottotitoli in italiano

 

Restaurato in 4K nel 2022 a partire dal negativo camera originale 35mm ed elementi intermedi conservati da NBC Universal. Restauro approvato da David Cronenberg.

 

mar 20 set (18.00)
mer 21 set (15.30 - 21.00)

 

Max Renn possiede una rete televisiva che cerca una sua collocazione nell'etere offrendo alla gente ciò che a suo parere vuole vedere, cioè sesso e violenza. Quando un tecnico gli mostra una brevissima emissione di una sconosciuta emittente denominata Videodrome, Max ne resta colpito. La violenza che viene mostrata è, secondo lui, simulata con grande verismo. Poter avere quei programmi sulla sua rete gli permetterebbe di raggiungere finalmente un'audience ampia…

 

“Videodrome” è a tutti gli effetti il ‘manifesto’ del cinema di David Cronenberg: sconvolgente come un’allucinazione, lucido e denso come un saggio teorico sul mondo mass-mediale in cui ci è dato di vivere. Raramente il cinema ha portato così in profondità la riflessione su se stesso, sul proprio senso, sul suo rapporto con gli altri media e con il corpo degli spettatori. Cronenberg riflette sull’intossicazione derivata dal consumo di immagini televisive e sulle modificazioni fisiche e antropologiche che la loro diffusione sta apportando all’apparato percettivo umano.


«L’idea nasceva dalle numerose ore notturne che avevo trascorso davanti alla televisione da bambino, quando mi capitava di vedere improvvisamente dei segnali causati da interferenze. Era stata quell’esperienza che mi aveva portato a immaginare un uomo che capta per caso un segnale bizzarro, estremo, violento e molto pericoloso. A causa del suo contenuto ne diventa ossessionato, cerca di rintracciarlo e si trova invischiato in un intricato mistero. Quando cominciai a scrivere, la storia prese improvvisamente ad alterarsi. Max aveva delle allucinazioni e gli succedevano delle cose fisiche impossibili, andavano anche oltre quelle contenute nel film. A un certo punto si rendeva conto che la sua vita non era come aveva pensato che fosse: lui stesso non era come aveva creduto di essere. Alla fine decisi di interrompere, perché la storia era così esagerata da essere troppo per un solo film. Ciò che avevo scritto mi aveva davvero sbalordito. Se intendi fare dell’arte, devi esplorare alcuni aspetti della tua vita senza riferimenti a istanze o a posizioni politiche. Con “Videodrome” ho voluto suggerire la possibilità che un uomo sottoposto a immagini violente cominci ad avere delle allucinazioni. Ho voluto sperimentare cosa succederebbe se accadesse davvero quello che i censori sostengono. Come sarebbe? Dove porterebbe?».
(David Cronenberg)

comunicato stampa

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