L'espressione, scherzosamente riferita con affetto dal critico Luigi Pennone all’amico pittore, ne ricorda il carattere intraprendente, quasi spavaldo, e le origini dall’Emilia Romagna.
Dopo la prima fase, fra le due guerre, della maturazione alla luce della figura di Arturo Martini e a contatto col fervido ambiente culturale savonese, Raffaele Collina è richiamato militare.
Combatte in Africa e, fatto prigioniero in Egitto, attraversa l’India trasferito in diversi campi di internamento. Non smette però di studiare e di lavorare e in cinque anni rivoluziona completamente il proprio stile, grazie anche agli stimoli a contatto con la cultura vivace e internazionale della colonia inglese.
Tornato in patria, nel 1946, col gruppo “La Goletta” riprende con entusiasmo le tematiche che gli sono più congeniali, il paesaggio, la natura morta e il ritratto, irrompendo sul panorama ligure con opere di notevole vitalità coloristica. Si dedica quindi con buon successo anche alla ceramica, in particolare per alcune chiese di Savona, con lavori dalle superfici perlacee per lo più monocrome e dal modellato fluido, con un intento spirituale.
La conferenza si sofferma in particolare su queste ultime fasi, dal 1941 al 1968.
La conferenza costituisce un approfondimento alla mostra “Raffaele Collina (1899-1968)” curata da Carla Bracco, Magda Tassinari e Donatella Ventura e allestita presso il Museo A. Martini di Vado Ligure fino al 31 dicembre.
Organizzazione dell’Associazione Lino Berzoini con la collaborazione e il sostegno del Comune di Vado Ligure e della Fondazione De Mari.
Patrocini: Regione Liguria, Comune di Savona, Comune di Vado Ligure. Collaborazione della Cooperativa A.R.C.A., Albissola Marina.
Catalogo Sagep Editori – Genova.