Sembra di vivere in un mondo a parte, qui a Savona. Eppure le code chilometriche e i salati pedaggi li subiamo anche noi, solo che non diciamo niente.
Sarà per la vecchia passione che lega la città costiera al gruppo Gavio, sarà per l’ormai atavica rassegnazione, fatto sta che non si muove una mosca.
Nè un’automobile, se è per questo, visto che son tutte in colonna. Ma per i nostri va bene così.
Per fortuna ci pensano un po’ più a nord a lamentarsi, ed è Marco Bussone - presidente dell’Uncem (Unione nazionale dei Comuni, delle Comunità e degli Enti montani) - a dire le cose come stanno in un’intervista alla Stampa: “Quella messa peggio è la tratta verso il mare. Sei i punti critici, tutti tra Ceva a Millesimo, dove di fatto l’autostrada diventa un senso unico a passo di lumaca. Perché è qui che si stanno rifacendo interi viadotti: sono 13, confermano dalla società, quelli sottoposti a «lavori di adeguamento sismico».”
Fine cantieri mai, dunque? Pare di sì. Come sulla nostra costosissima A10, del resto. Stesso concessionario.
Che nessuno voglia un altro Morandi è cosa ovvia, ma ci si chiede cosa sia stato fatto in tanti anni di preziose concessioni se adesso tutta l’autostrada è un cantiere unico e infinito.
Era il 1996 quando la Stampa titolava in prima pagina “Torino Savona nel mirino dei giudici. Troppi incidenti sull’autostrada della morte”.
Dopo, finalmente, è stata costruita la seconda corsia e non ci si è più trovati davanti i fari di quelli che venivano dall’altra parte.
O almeno così avrebbe dovuto essere.
Perché le curve allucinanti a scendere nel tratto savonese son le stesse, e coi cantieri il problema rimane.
E scusate se non ci confortano le visite didattiche, per quanto pubblicizzate da apposite agenzie di PR.
LNS
