News30 agosto 2018 13:07

Anche Savona avrà la sua pioggia di TIR

«Se non fanno i lavori, emetto un’ordinanza e non esce un camion». Monica Giuliano, sindaco di Vado e presidente della Provincia di Savona, è un fiume in piena. Mancano pochi giorni al 6 settembre, giorno della firma dell'accordo di programma (il primo risale al 2008) con Regione, Autorità portuale e Autostrada del Fiori per sbloccare le opere indispensabili a reggere il traffico di Tir che verrà generato dal nuovo terminal container Apm del porto savonese

Anche Savona avrà la sua pioggia di TIR

Il sindaco non si fida. Perché per 10 anni - mentre la danese Maersk andava avanti con i lavori per la piattaforma, ormai pronta al 70 per cento - nessuno ha mosso un dito.

E quando, a fine 2019, i primi Tir usciranno dal porto, cosa succederà alla città, al sistema autostradale e all'intera viabilità, che soprattutto nei mesi estivi è già al collasso? Il primo anno saranno scaricati 150 mila pezzi che diventeranno 300 mila a regime: significa che, se il 40 per cento deve partire sui binari, dalla fine del 2019 usciranno dal porto 90 mila Tir (300 al giorno) diretti per il 70 per cento sulla A26 verso Milano e il resto sulla A6 per Torino.

Se Genova dopo il crollo del ponte Morandi scopre tutte le sue debolezze infrastrutturali, a qualche decina di chilometri più a ovest si recita lo stesso copione. Eppure l'occasione è davvero ghiotta. Grandi operatori internazionali (a fianco di Maersk ci sono i cinesi di Cosco) hanno scelto Savona per un investimento che porterà 400 posti di lavoro. Dalla Cina sono già arrivate le prime gru ipertecnologiche per movimentare i container.

Insomma una chance di sviluppo che a Vado non capita tutti i giorni. Però... «Qui si fanno tanti bel convegni sulla Via della Seta, poi quando arrivano davvero i cinesi nessuno se ne occupa» tuona il sindaco.

«È indispensabile costruire un casello dedicato; ci hanno detto che servono quattro anni per fare questa bretellina che porterà i camion all'autostrada. Siamo in un ritardo disastroso e ora l'unica cosa da fare è mettere in sicurezza la strada veloce che corre dietro l'Aurelia. Fino a quando non si fanno quel lavori, dal nuovo terminal non esce neanche un camion».

Cristoforo Canavese (Autorità portuale) ammette i ritardi e dà la colpa a Roma («L’Autostrada del Fiori ha messo il casello nel suo piano economico-finanziario già quattro anni fa, ma il ministero ha dato l'ok solo l’anno scorso»), ma si dice sicuro che il sistema terrà proprio grazie alla strada veloce, che richiede interventi abbastanza semplici. Ma anche sul fronte ferroviario la situazione è complessa. «Il binario c’è, ma per arrivare in Piemonte un pezzo della linea è a binario unico» insiste il sindaco. «Senza il Terzo Valico dobbiamo fare i conti con quello che c’è» ammette Canavese. «Per questo useremo treni corti, diretti agli Interporti di Rivalta, Milano, Padova. Ma i costi restano competitivi ».

In effetti, nel tratto San Giuseppe di Cairo (Savona)-Ceva (Cuneo) la linea è ferma all'Ottocento. Per fortuna qualche politico lungimirante nel 1954 l'ha fatta elettrificare: un bel passo avanti verso la modernità.

Martino Cavalli, Panorama Economy

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