Lettere alla Nuova14 novembre 2021 14:42

Piazze: ridotti al silenzio?

Ricordo le serate da bambino, quando invece della tv, si stava ad ascoltare i racconti dei grandi che avevano vissuto la guerra e la resistenza, ascoltavo a bocca aperta e iniziavo a capire il valore della libertà non separato dalla lotta antifascista e dalla lotta per la giustizia sociale

Piazze: ridotti al silenzio?

Oggi, grazie alle nuove direttive del Viminale in merito alle manifestazioni, anche noi avremo qualcosa da raccontare ai nipoti. Quando per rivendicare i nostri diritti si scendeva in piazza, a volte in pochi, a volte in molti, a volte si otteneva ciò per cui manifestavamo, a volte il risultato era mediato, a volte si usciva anche sconfitti.

Il manifestare è stato per decenni il mezzo a disposizione per esprimere il dissenso, dissenso sempre più represso col passare del tempo, un diritto sancito dalla costituzione antifascista.

Oggi, nel novembre 2021, il diritto a manifestare viene estremamente ridotto e marginalizzato, l'eliminazione al prossimo step. Ridotto prendendo a pretesto le manifestazioni contro il green pass che da mesi si svolgono in molte città italiane, manifestazioni che non permettono alla macchina economica di marciare secondo il previsto andamento, rallentandolo. In un sistema dove l'economia prevale su tutto, e tutto manovra, questo non è accettabile come impensabile è la disobbedienza, il dissenso, il contrasto. Ogni forma di dissidenza viene marginalizzata con la prosecuzione del discorso sul decoro, fastidiosa è la visibilità del dissenso nella città vetrina, meglio spostare chi protesta lontano dal centro per non turbare chi dell'apparenza ha fatto stile di vita senza preoccuparsi di alcun problema sociale, il cittadino modello, utente/consumatore rappresentativo della società attuale. Democratico e non, tuttavia formalmente rispettoso, cultore della legalità e “responsabile”. Sempre dalla parte della ragione e del “giusto”.

Da sempre le contestazioni e le manifestazioni creano disturbo, quello è lo scopo! O almeno una conseguenza dell'oggetto della protesta. Se non disturbo non esisto oppure concordo con l'andamento complessivo, questo è l'assunto che ha sostituito il pensiero/spazio/diritto a dissentire.

Provvedimento che rappresenta l'ennesima conferma della trasformazione da democrazia in tecnocrazia, un parlamento esautorato, partiti politici che ben si guardano dall'obiettare e quindi avallano ogni decisione presa dal drago imperatore, partiti politici su un pianeta diverso da quello su cui vivono le persone comuni che di essi dovrebbero essere la base.

Scopo di contenere ed evitare le contestazioni che nasceranno in seguito alla nuova macelleria sociale, mascherata da manovra economica, è la coincidenza tempistica: le nuove restrizioni sono promulgate in contemporanea o quasi.

Alcuni, come Cassandre inascoltate, quando non derise, avevano previsto il disegno perverso che, attraverso una sempre più capillare repressione, avrebbe limitato in modo crescente le possibilità di manifestare in piazza la propria protesta, protesta riguardante qualunque argomento (ambiente, antifascismo, discriminazioni, razzismo, lavoro e chi più ne ha più ne metta). Occorre accettare le imposizioni governative, omologarsi ai canoni imposti dal sistema economico che ci governa.

Quale occasione migliore di una elegante e indiscutibile invocazione alla concordia nazionale: “è per il bene di tutti” che segue il mantra “andrà tutto bene!”. Ciò accade per colpevolizzare il dissenso stesso, dividere la società in buoni e cattivi, in cui i buoni, obbedienti e omologati, contribuiscono all'allontanamento e al contrasto dei cattivi che criticano, mettono in discussione le imposizioni governative ma sopratutto pensano, ed il pensiero non deve più essere libero ma deve pur'esso essere certificato, convalidato, omologato.

Per la prima volta, da quasi due anni a questa parte, la salute pubblica passa in secondo piano, come motivazione, rispetto ai danni economici subiti dai commercianti, si badi bene non piccoli commercianti di quartiere ma le grandi catene e le grandi firme con sede nella cosiddette vie dello shopping, confcommercio non si muove certo per i piccoli commercianti, essi sono spesso strangolati dallo stato, come tutti i lavoratori, e dallo stato inascoltati.

Si adduce come ulteriore causa una presunta criticità nella gestione dell'ordine pubblico, ma mentre i movimenti di protesta con base popolare (vedi NOTAV, NOTAP, NPMUOS etc.) subiscono quotidianamente una continua repressione da parte delle autorità, la stessa misura non viene applicata verso gruppi neofascisti che arrivano persino ad assaltare la sede del maggior sindacato italiano a Roma, come non pensare ad una manovra studiata per arrivare alle attuali restrizioni?

Purtroppo assistiamo agli inizi di una nuova guerra fratricida fra poveri, dove chi ha manifestato contro l'imposizione del green pass è additato come colpevole della reazione governativa, perdendo di vista tutto il percorso precedentemente intrapreso per arrivare alla situazione odierna.

Siamo estremamente preoccupati dalle nuove limitazioni alla libertà di manifestare ma siamo altrettanto preoccupati dal silenzio assordante sull'argomento da parte di chi, nella società e nella politica, dovrebbe difendere le istanze e i diritti della popolazione. Silenzio che mette sullo stesso piano le forze progressiste con quelle conservatrici e reazionarie.

Incoraggiamo le compagne e i compagni a continuare nella lotta, qualunque essa sia, non farsi intimidire e resistere.

Questa sarà una nuova Resistenza per continuare a difendere i nostri diritti e portare avanti i nostri valori ed i nostri ideali. Ma anche semplicemente per difendere noi stessi, i nostri corpi e le nostre intelligenze dalla morsa del potere.

I nostri nonni e i nostri padri con la Resistenza hanno sconfitto mussolini ed il fascismo, ora tocca a noi sconfiggere il drago ed il suo governo.

Oggi più che mai RESISTENZA.

Coordinamento Antifascista Savona

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