"Sono passate tre settimane dall'arresto del Presidente della Regione Toti e la crisi regionale continua ad avvitarsi sempre più. Ora, dopo diverse settimane, Toti è stato interrogato dalla Procura di Genova e pochi minuti dopo la chiusura dell'interrogatorio sono state pubblicate 17 pagine di memoria difensiva - ad uso dei giornali e per mandare alcuni messaggi agli alleati della sua maggioranza" ricorda Luca Garibaldi (PD).
"Poi sono usciti anche i verbali degli interrogatori, altre 27 pagine, in cui erano più i "non ricordo" e i "non so" che le risposte. In una delle vicende più gravi che riguardano Toti, cioè il suo attivarsi con Spinelli per una concessione, la risposta del presidente è stata singolare: non un'azione che poteva configurare un abuso d'ufficio o corruzione, ma solo una "captatio benevolentiae" verso l'imprenditore".
"Ora, se sia "captatio" o solo "captatio benevolentiae" lo decideranno i giudici, ma mi voglio soffermare in premessa su alcuni elementi che Toti - nelle sue memorie - pone come giustificazione dei propri comportamenti e che a mio avviso, dal punto di vista politico, si configurano come un'ulteriore aggravante che dovrebbero portare alle dimissioni.
Toti sostiene questa singolare teoria, che suona così: "non mi muovevo per favorire solo gli imprenditori che mi versavano contributi elettorali, tracciati. Favorivo tutti, anche quelli che non davano nulla per il mio movimento politico. L'importante era velocizzare e sbloccare le pratiche".
Sinceramente, ho fatto fatica a capire da dove iniziare per commentare tutto questo.
Primo: non mi pare una giustificazione dire "solo alcuni mi hanno pagato le campagne elettorali", anzi, come se ci fosse una "modica quantità" - politicamente e penalmente irrilevante - di potenziale scambio tra azioni della regione e corrispettivi economici da parte dei soggetti che le richiedono.
Secondo: l'idea che il Presidente della Regione si descriva come un faccendiere, che disbriga pratiche e le velocizza è particolarmente imbarazzante, perché il compito del Presidente della Regione dovrebbe essere quello di governare una regione, non di seguire le singole pratiche.
Terzo: Il quadro è politicamente imbarazzante ancor di più perchè - volontariamente o involontariamente - restituisce l'immagine di una attenzione a due velocità rispetto all'interesse pubblico.
C'è la fascia degli inclusi, degli interessi economici rilevanti, delle operazioni immobiliari e speculative, dove Toti si muove in modalità "Cup dei ricchi", per trovare soluzioni.
Dall'altra c'è il resto del mondo, chi non ha il numero di telefono di Toti e deve attendere tempi, procedure, fare i bandi, attendere ai modi e alle regole dei comuni mortali, anche magari con problemi più gravi rispetto a quelli per cui Toti si attiva, ma che non stanno nel novero delle tematiche ritenute interessanti e produttive dal Presidente della Regione".
"Ecco, che Palazzo De Ferrari si sia trasformato in Palazzo degli Affari è lo stesso Toti a dichiararlo nelle sue memorie difensive.
Da un lato le corsie privilegiate per gli imprenditori amici - sperando di ricevere qualche contributo elettorale - dall'altro le liste d'attesa per il resto dei cittadini, che possono aspettare.
Solo per aver ipotizzato e applicato questo schema - devastante per l'interesse pubblico - Toti non dovrebbe rimanere un minuto di più a fare il presidente della regione. Perché politicamente non ha più alcuna credibilità.
E invece si continua in uno stallo insostenibile e indecente, con la destra che è disposta, pur di non perdere il potere, a condannare all'avvitamento economico la Liguria, ormai non più governata da nessuno. E anche le dichiarazioni di domenica di Giorgia Meloni, che sostiene che sta a Toti decidere, indicano che per la destra una regione può rimanere appesa a quello che vuole fare un uomo solo, senza che si dica una parola su nulla.
Anche per questo, già martedì nel prossimo consiglio regionale continueremo a chiedere le dimissioni di una giunta che è contro gli interessi della nostra regione: abbiamo anche lanciato un appello alla partecipazione, perchè il Consiglio torni ad essere un luogo di tutti e non di pochi".