News27 giugno 2019 07:21

Dopo un’ernia, il calvario

Mauro ha 55 anni. Due anni fa si sottopone a un intervento chirurgico per ernia inguinale: un intervento che tutti consideriamo di routine, o comunque molto comune. Da allora non vive più, assediato da dolori lancinanti e formicolii che non lo abbandonano mai. Non è più autosufficiente. “Dolore cronico postoperatorio”, l’unica diagnosi. E si chiede: c’è qualcuno che tutela gli sfortunati come me?

Dopo un’ernia, il calvario

Sono sempre stato in buona forma fisica e l’intervento mi è stato proposto da più di un medico in quanto unica soluzione definitiva ad una patologia (diagnosticata a settembre 2016) che non mi provocava alcun dolore ma che sarebbe potuta degenerare in complicazioni serie e quindi da sottoporre comunque ad intervento chirurgico. 

All’inizio di ottobre 2017, vengo operato. Poi, a casa in rigorosa convalescenza fino alla fine del mese.

Ho successivamente ripreso a lavorare in ufficio e verso metà novembre, dopo la visita di controllo, anche a svolgere qualche leggera attività manuale. 

Verso la metà di dicembre ho cominciato ad avvertire, a volte, dei brividi anomali. Parallelamente ho cominciato ad avvertire dei dolori non continui in corrispondenza della ferita dell’operazione. 

Prima delle vacanze natalizie sono andato dal chirurgo che mi aveva operato il quale mi ha detto di stare tranquillo, e che per guarire bene ci voleva del tempo. 

Al rientro dalle vacanze natalizie i dolori inguinali non si sono placati, anzi aumentavano, fino alla sera del 22 gennaio 2018 quando a fronte di notevoli e insopportabili dolori ho interpellato la guardia medica che mi ha invitato ad effettuare una ecografia della cute e sottocute della regione inguinale sinistra.

Il giorno successivo mi sono recato immediatamente a fare questa eco e, con il referto, sono andato di nuovo informalmente dal chirurgo il quale mi ha di nuovo visitato rilevando che tutto era a posto e non erano presenti recidive come peraltro dimostrato dall’ecografia, ma che doveva completarsi la cicatrizzazione.

Alla fine di gennaio, ai dolori inguinali si è aggiunto un formicolio alla gamba sinistra. Spaventato, mi sono recato subito al pronto soccorso. Dove sono tornato in febbraio, avendo avvertito anche formicolio al braccio sinistro.

Ebbene io da quel momento non ho più avuto pace. 

Il dolore e i formicolii mi accompagnano quotidianamente giorno e notte (h24), mi limitano nell’uso degli arti e non mi permettono più di vivere una vita normale.

Ho fatto controlli strumentali e visite di qualsiasi tipo, ricoveri ospedalieri, terapie del dolore usando vari tipi di trattamenti senza risultati apprezzabili. 

Nel dicembre 2018 mi sono fatto rioperare a seguito anche di comparsa di piccola recidiva nel disperato tentativo di guarire ma anche di verificare se ci fossero problemi non evidenziati dalle varie indagini strumentali e dalle innumerevoli visite specialistiche effettuate che non hanno mai portato ad una diagnosi certa: predisponendo il 730 ho contato 43 visite specialistiche a mio carico nel solo anno 2018. Credo, nel resto della mia vita da maggiorenne ovvero nei 36 anni precedenti, di averne fatte una decina in tutto. 

Purtroppo dopo il secondo intervento la situazione non è migliorata.

Da oltre un anno e mezzo le conseguenze di questa mia situazione sono devastanti.

Ho dolori continui alla gamba sinistra e al braccio sinistro, in particolare quando sto in piedi o seduto; se sto sdraiato a letto sto un po meglio e quindi praticamente passo gran parte della mia vita nel letto per ridurre la sofferenza di dover sopportare un dolore continuo.

Questa situazione mi sta devastando anche psicologicamente.

Praticamente non faccio più nulla se non lo stretto indispensabile al lavoro per sopravvivere e appena posso faccio sempre più sofisticati esami strumentali o visite da specialisti nella speranza che qualcuno trovi la soluzione al mio problema: ma nulla, se non consigli ad assumere antidolorifici sempre più forti o effettuare infiltrazioni terapeutiche che non mi danno benefici apprezzabili. 

Credo di essere andato dai migliori specialisti ma nessuno di loro mi ha fornito una strada per arrivare alla soluzione dei miei problemi e ormai dopo un anno e mezzo di sofferenza continua mi sto convincendo che la soluzione non esiste e che questi dolori me li terrò fin che campo senza sapere esattamente a cosa sono dovuti. 

Si parla di dolore cronico post operatorio. 

Ma se è post operatorio vuol dire che deriva dalle procedure operatorie e quindi è addebitabile all’intervento chirurgico?

Non credo potrò vivere a lungo in queste condizioni. 

Se sto a letto per soffrire meno, chi porta avanti le normali questioni di tutti i giorni? 

Oltre al lavoro ci sono le attività domestiche, le commissioni, la spesa per mangiare, la manutenzione della casa, ecc.

Non voglio nemmeno pensare alle vacanze o al divertimento, cose che praticamente ho dimenticato da diciotto mesi. 

A volte qualche amico, nel week-end mi invita a casa sua a mangiare ma mi sento molto a disagio perché faccio fatica a stare seduto a tavola e sia prima che appena finito di mangiare chiedo di potermi sdraiare sul divano o meglio nel suo letto. 

Guidare l’auto poi è un problema e quindi, salvo che per brevissimi tragitti, devo farmi trasportare da qualcuno. Quando mi trasportano io abbasso il sedile del passeggero e sto sdraiato durante il viaggio per soffrire il meno possibile.

Si tenga presente che io vivo da solo (ho una figlia che vive con sua mamma e che attualmente è all’estero per lavoro precario) e non ho più i genitori, quindi non ho nessuno che mi possa aiutare. A volte alcuni parenti mi hanno dato una mano, ma ormai il tempo passa e anche loro hanno i loro problemi e non possono offrirmi un aiuto costante.

Mi sento disperato e sfiduciato perché la mia situazione non accenna a migliorare e quei pochi o tanti che si ricordano di me mi stanno lentamente abbandonando. 

Ma mi chiedo, se tutto quello che mi sta succedendo è emerso solo dopo l’intervento chirurgico ed è verosimile che i miei problemi dipendano dall’intervento che non è riuscito al meglio, e se è ormai certo che io sia tra quei pochissimi che statisticamente (credo) ogni intervento chirurgico annovera tra i casi di complicanze postoperatorie non risolvibili, esiste qualche possibilità che si possa avere un aiuto tangibile che mi permetta di sopravvivere e nello stesso tempo avere il supporto del personale della Sanità sperando che si riesca un giorno a farmi guarire dalla mia situazione drammatica?

Esiste qualche meccanismo che tutela quei pochi come me che hanno avuto la grave sfortuna di essere stati danneggiati, seppur involontariamente, a causa di un intervento chirurgico e che non possono essere più autosufficienti?

Se ci sono 300.000 cause di pazienti in tribunale, come ha scritto pochi giorni fa il Resto del Carlino, forse anche la mia situazione merita attenzione come credo quella di tanti altri che soffrono in silenzio per colpe non proprie, nella speranza che serva almeno per commettere meno errori in futuro.

Grazie.

Mauro

Lettera firmata

Ti potrebbero interessare anche: