Quasi ridicola è apparsa la piccata risposta del Sindaco all’ottimo editoriale di Maurizio Pellissone, che due giorni fa sul Decimonono ricordava tutti i cancelli chiusi dall’attuale amministrazione, agonizzante ma decisa, a quanto pare, a non andarsene prima del previsto.
Certo non ci addolora l’addio ai fuochi d’artificio, un’usanza vecchia come la nostra povera città e che non piace più a nessuno o quasi.
Altrettanto certo è però che nessuna delle due location indicate come alternative, Piazza Sisto IV e Piazza Giulio II, ha una quantità e una varietà di locali comparabile al porto, dove si può scegliere tra il cenone, una semplice birra o un cocktail dopo una cena casalinga.
Anche nella Darsena, probabilmente, nel 2016 vinse il voto “di protesta” che diede i natali alla giunta Caprioglio.
La coalizione di centrodestra, che dell’aiuto ai commercianti aveva fatto una bandiera elettorale, ebbe vita facile in porto soprattutto grazie al folle regolamento approvato dalla giunta Berruti che avrebbe obbligato i locali a smantellare tutti i loro dehors per sostituirli con delle specie di catacombe grigie.
QUI trovate la delibera, e sotto il meraviglioso rendering.
Roba che manco la DDR.
Ma il voto di protesta non funzionò: il primo dehors a essere demolito, non possiamo non ricordarlo per l’amicizia che ci legava a Maurizio e per il dolore che ancora brucia della sua tragica fine, fu quello in legno, bellissimo, della Gattafura.
Poi, piano piano, son stati buttati giù anche quelli del Club Nautico e dell’Insomnia.
E ora, in attesa delle catacombe, anche il Capodanno se ne va dalla Darsena.
Quanto a tutti i cancelli che hanno aperto, uno lo vedete in copertina.