News23 marzo 2020 15:04

Per qualcuno la salute non è ancora un diritto

Dure critiche al “Decreto chiusura” da parte di PCI e Rifondazione Comunista

Per qualcuno la salute non è ancora un diritto

Così il Partito comunista italiano genovese:

“Questo ultimo Decreto è l'ennesima ipocrisia prodotta da questo governo, figlio di un sistema da sempre combattuto dai comunisti di tutto il mondo.

I comunisti, così aspramente infangati dagli stessi governi di quegli Stati che ci hanno voltato le spalle proprio nel momento del bisogno.

Gli unici stati che hanno inviato medici e dispositivi di protezione individuale a titolo gratuito, solo per spirito di solidarietà, sono stati Cina, Cuba Venezuela e Russia.

Tutti figli di quel comunismo da sempre diffamato, torturato e violentato dai paesi occidentali, come nella risoluzione votata al parlamento europeo il Settembre scorso che lo equipara al nazismo.

Il Partito Comunista Italiano, che da sempre si batte per una sanità pubblica, un'istituzione gratuita, per il diritto alla casa, per il lavoro per tutti e in sicurezza, si augura che finita questa emergenza, questi temi da sempre sostenuti da noi diventino le basi della nuova società.

In un momento in cui i cittadini sono stati presi in giro ancora una volta dall'ennesimo  decreto che promette di tutelare la loro salute, mantenendo però molte attività produttive aperte, il Partito Comunista Italiano è al loro fianco, al  fianco dei lavoratori per i quali la salute non è ancora un diritto, e auspica l'unità di tutto il mondo sindacale, e si usi il mezzo dello sciopero generale , per proteggere i lavoratori.”

Analoga la posizione di Rifondazione Comunista: “La speranza di milioni di lavoratori e lavoratrici impiegati in attività economiche non essenziali di poter restare a casa a tutela della salute propria e dei loro cari, è stata frustrata.

Gravissime le decisioni del governo che appena sabato aveva promesso, dopo colpevoli ritardi, provvedimenti centrati sulla difesa della salute e della vita prima di tutto e invece ha ceduto su tutta la linea alle pressioni degli industriali.

Il concetto di “essenziale” è stato letto dal punto di vista degli affari e così l’elenco delle attività consentite si gonfiato in modo abnorme e ingiustificabile: dall’aerospazio agli studi professionali, dagli alberghi alla gomma, dall’industria militare all’estrazione del carbone.

Così milioni di persone si trovano a vivere una doppia vita: il sabato e la domenica, come cittadini, per difendersi dal contagio non possono nemmeno fare due passi nel parco, il lunedì come lavoratori affolleranno autobus e tram e andranno a lavorare esponendo sé stessi e vanificando le misure di contenimento del contagio sull’insieme della popolazione.

Non ha insegnato niente il caso di Bergamo in cui proprio per il prevalere della logica del profitto ad ogni costo si è lasciato crescere irresponsabilmente il numero dei contagi, prima istituendo  la zona rossa e poi  continuando le attività produttive come nulla fosse?

Il Presidente Fontana lascia agli industriali lombardi la decisione su come autoregolamentarsi. 

Di fronte a tanta interessata irresponsabilità invitiamo i lavoratori delle produzioni non indispensabili per la salute e l’esistenza nel nostro paese a scioperare, per obbligare il governo a mettere davvero al primo posto il diritto costituzionale alla salute e alla vita e fermare definitivamente le attività. 

Il servizio sanitario nazionale, il cui ruolo tutti oggi celebrano dopo aver passato anni a smantellarlo, fu conquistato con anni di scioperi dalla classe lavoratrice. 

Contro la presa in giro auspichiamo che tutti i sindacati indicano lo sciopero. 30 anni di arroganza di Confindustria ci hanno fatto regredire”.

LNS

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