Il che già di per sé sarebbe un dramma, vista la situazione delle infrastrutture – di cui ora, con qualche anno di ritardo, si stanno accorgendo tutti: prima il problema lo segnalava solo Roberto Cuneo, naturalmente ignorato dai grandi promotori del progresso.
Tra non molto tutti quanti dovranno dargli ragione anche sulle criticità ambientali, e allora davvero ci sarà da piangere.
Ma in questi giorni la vicenda che appare più squallida è la strenua lotta tra Genova e Savona per un osso che ogni giorno si dimostra più misero.
Pare infatti che il presidente di Autorità portuale Signorini abbia proposto, per rilanciare la compagnia unica di Genova, di inviare il personale a lavorare in porto a Savona.
La Cisl dichiara: “Pensiamo a stabilizzare gli interinali della Pippo Rebagliati invece di portare i camalli genovesi a lavorare nel NOSTRO porto. A Savona ci sono almeno una cinquantina di interinali che lavorano di media otto giornate al mese, quindi chiediamo prima di stabilizzare questi lavoratori”.
Cinquanta interinali che ad oggi lavorano otto giorni al mese, oppure un estremo tentativo di salvare la compagnia genovese: si riduce a questo, il miraggio delle centinaia e centinaia di posti di lavoro “garantiti” dalla piattaforma Maersk di cui si favoleggia da anni?
E adesso tutti giù a ricordare l'accordo firmato da APM e dalla Pippo Rebagliati e i mirabolanti numeri delle promesse, quando nonostante il parere contrario dei vadesi espresso in un referendum si decise che la piattaforma s'aveva da fare, e pazienza se quei mugugnoni dei cittadini non son d'accordo.
D'altra parte cosa vuoi che sia la spiaggia di Savona, l'inquinamento dei fondali, tremila TIR in più al giorno sull'Aurelia e sull'A10 o qualche subappalto non proprio splendente di trasparenza, se si parla di Lavoro con la L maiuscola...
Ora forse anche i più accaniti sostenitori dell'ecomostro iniziano a capire che la l è molto, molto minuscola.