News08 maggio 2020 08:00

Le ombre di Arcuri

Le Dogane sequestrano materiale della statunitense Medtronic, che produce nel Modenese, per inviarli agli ospedali italiani che ne hanno bisogno, ma il supercommissario ferma tutto per “indifferibili e superiori interessi nazionali” (chissà di quale nazione): ora De Falco presenta un’interrogazione e il governo dovrà rispondere sull’operato di Domenico Arcuri - soggetto da 600mila euro pubblici l’anno

Le ombre di Arcuri

Così scrive il senatore Gregorio De Falco, assurto agli onori delle cronache per il celebre “salga a bordo, c…o” rivolto al comandante Schettino durante il naufragio di Costa Concordia:

“In questi giorni accadono cose davvero incredibili, ma alcune, come quella messa in luce dalla trasmissione Report circa il comportamento del Commissario Arcuri, sono proprio sconcertanti e non devono rimanere senza conseguenze.

Report, infatti, fonda il proprio servizio su atti inoppugnabili e Arcuri, intervistato dalla giornalista Giulia Presutti, non si difende nel merito, ma risponde con una arroganza che non nasconde abbastanza l'imbarazzo.

La questione riguarda alcuni interventi dello stesso Commissario Arcuri nei confronti del Direttore Generale delle Dogane, il dottor Minenna, che aveva disposto, come previsto in situazione di emergenza sanitaria, che alcuni presidi che stavano per essere esportati, fossero sequestrati per essere destinati alle strutture sanitarie italiane, come disposto in conseguenza della dichiarazione di emergenza nazionale, a far data dal 31 gennaio 2020.

In particolare, il 17 marzo 2020 a Bologna, le Dogane del capoluogo emiliano sequestrarono una grossa partita di dispositivi sanitari destinata al Sudafrica, che venne redistribuita agli ospedali della regione Emilia-Romagna.

Che la decisione presa dai funzionari delle Dogane sia stata necessaria e corretta trova conferma nel Decreto detto “Cura Italia”, emanato lo stesso 17 marzo 2020, il quale all’articolo 6 autorizza la requisizione, con indennizzo, da parte della Protezione civile, anche su richiesta del Commissario all’emergenza, “da ogni soggetto pubblico o privato, di presidi sanitari e medico-chirurgici, nonché di beni mobili di qualsiasi genere, occorrenti per fronteggiare la predetta emergenza sanitaria, anche per assicurare la fornitura delle strutture e degli equipaggiamenti alle aziende sanitarie o ospedaliere ubicate sul territorio nazionale (…)”.

Dunque, l'esportazione di quei beni non è lecita quando gli stessi possano essere utili in Italia, poiché per legge prevale l'interesse della sanità pubblica ad avere disponibilità immediata di ogni risorsa utile. Ed è anche notorio che all'epoca scarseggiavano proprio quei dispositivi, quali ad esempio i ventilatori polmonari, indispensabili, dovendosi incrementare i posti letto nelle terapie intensive e sub intensive.

Per questo è stato opportuno e corretto anche l’intervento della Dogana, che a Genova il 27 marzo ha bloccato una spedizione verso l’estero di tubi endotracheali, parti fondamentali dei respiratori, che furono immediatamente inviati all’Ospedale San Martino di Genova che risulta ne avesse estremo bisogno.

Tutti i materiali pronti per l'esportazione erano della Medtronic, una multinazionale statunitense delle tecnologie medicali che ha molte sedi in Italia. Gli apparati respiratori vengono prodotti nella sede di Mirandola (Modena).

Quale Commissario alla emergenza, con l'incarico precipuo di reperire materiali sanitari occorrenti, Arcuri avrebbe dovuto felicitarsi ed apprezzare l'azione delle Dogane, ed invece il 1 aprile 2020, egli scriveva al Direttore dell’Agenzia delle Dogane, Marcello Minenna, chiedendogli, in vista di un non meglio definito interesse superiore, di evitare per il futuro ulteriori sequestri di materiali sanitari esportati o importati dalla Medtronic. La specificazione della società verso la quale non si sarebbero dovute applicare le norme emergenziali è ulteriormente sconcertante.

Il testo della mail, diffusa da Report, era il seguente:

«Caro Marcello, Facendo seguito alle precedenti interlocuzioni (…) per indifferibili e superiori interessi nazionali, Ti prego di non procedere ad alcuna requisizione pro futuro di merce importata ed esportata in nome e per conto della società Medtronic Italia SpA (…), nonché di provvedere a sbloccare, al più presto, eventuali operazioni attualmente in corso e non ancora comunicatemi. Il commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 — Dott. Domenico Arcuri;

È importante notare che questa mail è stata inviata anche al Segretario Generale della Presidenza del Consiglio ed ai Capi di Gabinetto di Di Maio e De Micheli, ed è quindi immaginabile che anche i titolari politici fossero quantomeno a conoscenza dell’iniziativa improvvida di Arcuri, ma non risulta da parte loro alcuna obiezione.

Arcuri, intervistato non ha dato spiegazioni di merito, ha anzi assunto toni arroganti ed evasivi nei confronti della giornalista di Report Giulia Presutti che lo incalzava nel merito. Ma è nostro diritto sapere perché il dottor Arcuri, che avrebbe dovuto trovare le forniture sanitarie necessarie per salvare la vita degli italiani, si sia invece impegnato a contrastare l’azione giusta e doverosa delle Dogane, volta a far rispettare la legge e ad impedire che indispensabili materiali sanitari finissero all’estero invece che negli ospedali del nostro Paese, dove erano necessari.

Sto presentando un’interrogazione a Conte, Di Maio e De Micheli, per chiedere se, oltre a sapere, come è evidente, abbiano condiviso l'iniziativa di Arcuri, o diversamente cosa abbiano fatto per evitarne le conseguenze e sulla base di quali disposizioni ed in vista di quale interesse nazionale abbia agito Arcuri, ritenendo tali interessi superiori alla salute pubblica degli italiani.

In ogni caso, appare chiaro dalla sua incapacità di fornire risposte in ordine ad un comportamento così rilevante che Arcuri non sia adeguato all'incarico. E, tuttavia, anche un funzionario di così alto livello non può essere l'unico capro espiatorio, perché non può non aver dato attuazione delle direttive di livello politico; per cui il Parlamento deve sapere chi abbia dato quelle direttive e perché.”

LNS

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