Salute & Veleni07 settembre 2020 11:47

La politica dei tamponi non fa per Toti

Mentre in Liguria aumentano i ricoveri, Gianni Pastorino si chiede perché non fare i test ai passeggeri in arrivo, come avviene in molti porti italiani. Le sue dichiarazioni seguono quelle rilasciate ieri da Ferruccio Sansa: “Dobbiamo fidarci di come la Regione sta affrontando l'emergenza dopo che a maggio la Liguria ha avuto il record di mortalità per abitante? Siamo ai primi posti per i decessi, ma anche per la riduzione delle precauzioni”

La politica dei tamponi non fa per Toti

«La situazione del covid in Liguria non è incoraggiante: purtroppo in questi giorni si registra un nuovo aumento dei contagi, ma anche dei casi in terapia intensiva. Numeri non paragonabili a quelli della prima ondata, ma che comunque dovrebbero indurre alla massima attenzione, viste anche le considerazioni, piuttosto preoccupanti, della comunità scientifica. Ci chiediamo allora perché la Liguria sia così reticente e riluttante sulla politica dei tamponi».

Così il capogruppo di Linea Condivisa Gianni Pastorino, vicepresidente della commissione regionale sanità, che prosegue: «In molti porti italiani con collegamenti da e per le isole, le autorità di sistema propongono in accordo con le compagnie navigazione il tampone gratuito ai passeggeri in arrivo. Una misura davvero utile per contenere a diffusione del virus. Eppure sembra che in Liguria ciò non avvenga. 

Se così fosse, si tratterebbe di una scelta incomprensibile, considerato che quello di Genova è uno fra i porti più grandi e trafficati del Mediterraneo. Una misura sanitaria che con minimo disagio riuscirebbe a fornire indicazioni importanti, non solo per la Liguria, ma anche per le regioni o i Paesi di provenienza. Ma la politica di Toti, in un ostinato processo di rimozione del problema, sembra non voglia fare i conti con queste esigenze».

Una dichiarazione, quella di Pastorino, che concorda con quella rilasciata ieri da Ferruccio Sansa: "In questo momento la Liguria è la regione d'Italia con il maggior numero di pazienti Covid ricoverati in rianimazione, in rapporto alla popolazione.

Toti dice che il cluster spezzino è isolato e identificato.

Ma possiamo ancora fidarci di lui? Dobbiamo fidarci di come la Regione sta affrontando l'emergenza dopo che a maggio la Liguria ha avuto il record di mortalità per abitante?

Il timore è che la nostra salute non sia in buone mani. Che chi governa maneggi l'emergenza Covid seguendo preoccupazioni elettorali. 

"Niente allarmismi", è la parola d'ordine. In questo modo, però, i liguri rischiano di pagare una serie di messaggi e provvedimenti sbagliati.

A maggio la Regione Liguria è stata tra le prime a spingere per le riaperture e l'allentamento dei limiti.

All'inizio di agosto la Regione ha deciso di agire in autonomia respingendo la linea del Governo di aumentare il distanziamento sui treni.

La Regione Liguria ha riaperto le discoteche, malgrado le indicazioni contrarie del comitato scientifico.

Il porto di Genova ha respinto la linea adottata da altri scali nazionali che prevedono tamponi e controlli stringenti a chi arriva con il traghetto dalle isole.

Nei giorni scorsi la Regione ha detto basta alle limitazioni di accesso nei luoghi di culto.

Siamo ai primi posti per i decessi, ma anche per la riduzione delle precauzioni.

Si impone oggi una domanda: nei prossimi giorni i nostri figli torneranno a scuola. 

In che condizioni viaggeranno sugli autobus e sui treni? Sarà garantita la salute degli studenti (e quindi dei loro familiari) che viaggiano sui mezzi pubblici?

Non ci serve la propaganda, dobbiamo essere certi che chi ha in mano la nostra salute si prenda cura di noi".

Lo stesso pensiero di Fabio Tosi, capogruppo M5S in Regione: "Di fronte ai numeri, la propaganda suona stonata, soprattutto se di fronte alla preoccupazione c’è chi cerca di sviare l’attenzione parlando di presunte speculazioni sul lavoro di medici e infermieri.

La maggioranza faccia pace con se stessa: le critiche non sono affatto rivolte al comparto sanitario. Semmai, ci interroghiamo sulla condotta di un'amministrazione regionale che avrebbe dovuto lavorare a monte per contenere i contagi anziché auspicare le ormai ben note fughe in avanti, contrastando le direttive nazionali.

E mentre nella nostra regione i positivi aumentano, c'è chi si ostina a postare comunicati sulla bontà delle proprie politiche.

Il messaggio secondo cui il centrodestra sarebbe buono e laborioso mentre gli altri remerebbero contro, sta raggiungendo vette stucchevoli e francamente ormai irricevibili. Ebbene, lo ribadiamo: i numeri, con evidenza, ci dicono che la nostra Sanità non è in buone mani. E con questo ci riferiamo a chi gestisce la Sanità in giacca e cravatta, a chi affronta le problematiche solo in chiave elettorale, firmando ordinanze assurde e chiaramente slegate dalla realtà. Scelte che si ripercuotono purtroppo su chi invece la Sanità la gestisce indossando un camice: a medici e infermieri va tutta la nostra comprensione e immutata stima”.

LNS

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