Mezza politica19 ottobre 2020 15:28

Cont'e Mes

Felicitazioni da Meloni, Borghi, Bagnai e perfino da Toti, dopo la conferenza stampa di ieri. Ma gli alleati scalpitano: il MES è ancora un nervo scoperto

Cont'e Mes

Ieri Giuseppe Conte ha tenuto una conferenza stampa per illustrare le nuove misure previste per il contenimento del contagio in Italia.

Misure invero non particolarmente invasive che abbiamo riportato su questo giornale, insieme alle domande talvolta insidiose dei giornalisti presenti. 

Giulio Gambino, direttore di TPI, ha chiesto al premier cosa pensa di fare sul famigerato MES.

La risposta ha gelato i sostenitori del fondo salvastati che potrebbe portare immediatamente 36 miliardi alla sanità italiana: il MES, ha detto Conte, non è una panacea, e se il governo lo richiedesse poi sarebbe costretto ad aumentare le tasse o a tagliare i servizi.

Secondo Giorgia Meloni “Conte ci dà ragione, il MES non è un regalo. Mettetevi l'anima in pace”.

Claudio Borghi, Lega, è addirittura in brodo di giuggiole: “Sette mesi di battaglia contro il MES. Vittoria. Non potete immaginare quanto sia felice. Grazie a tutti quelli che ci hanno supportato. Grazie anche ha chi ha lavorato lontano dai riflettori. Viva l’Italia”.

Alberto Bagnai, economista euroscettico (eufemismo): “Conte conferma la linea prudente della Lega.”.

Ma gli applausi non si fermano qui: secondo Giovanni Toti “finalmente Conte ci ha ascoltati” e il Dpcm annunciato ieri dal primo ministro è paro paro al “modello Liguria” (ché ormai il “modello Genova” lo chiama così).

Secondo Vincenzo De Luca, il governo ha deciso di far sulla scuola semplicemente quello che lui ha già fatto in Campania.

Insomma, tutti contenti.

Tranne gli alleati di governo.

Zingaretti: “il MES non si può liquidare con una battuta. Va discusso in Parlamento. 

Renzi: “Il no di Conte? Grave errore”.

Delrio: “Il presidente del Consiglio aveva detto che del MES avremmo discusso e deciso in Parlamento. Stiamo aspettando il piano del governo per rafforzare e ammodernare la sanità pubblica, soprattutto quella territoriale. La maggioranza ha deciso che questo sarà il percorso e non bastano battute per cambiarlo”.

Si annunciano, tanto per cambiare, tempi difficili.

LNS

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