News22 gennaio 2021 18:44

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Il grave incidente che stamattina ha coinvolto la gigantesca Costa Smeralda, che si è scontrata con una gru causando danni anche alle strutture fisse del porto oltre che alle scialuppe di salvataggio, non è purtroppo il primo che vediamo a Savona

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Fortunatamente non ci sono state gravi conseguenze, ma di sicuro questo ci riporta alla domanda che il comitato Savona Porto Elettrico si pone fin dai tempi in cui la nave era in costruzione: è opportuno l’ormeggio di una nave dalla stazza di 190 mila tonnellate e contenente 1.600 tonnellate di gas naturale liquefatto in mezzo alle case?

Ne abbiamo parlato con Antonella Fabri, ingegnere chimico per l’Ambiente e la Sicurezza, tra i fondatori del comitato e vicepresidente dell’Associazione Italiana Esperti Ambientali.

Savona Porto Elettrico ha avanzato per primo dubbi sull’opportunità di far attraccare la Costa Smeralda, alimentata a gas naturale liquefatto, nel porto di Savona. 

Quali erano le riserve del comitato? 

"Innanzitutto la distanza della nave dalle case, ben inferiore a quella che la legge prevede per i depositi su terra. 

Un distributore di GNL stradale - con meno di 50 tonnellate di gas - deve distare almeno 50 metri dalle abitazioni, e ricordiamo che la Smeralda contiene tre serbatoi da 1200 metri cubi ciascuno di gas per un totale di 1600 tonnellate di GNL. 

L’altra nostra obiezione era relativa all’ampiezza del braccio di mare dove si va ad ormeggiare la Smeralda, largo meno di quattro volte quella che è la larghezza della nave. 

È evidente che è troppo stretto per garantire le manovre in sicurezza ad una nave dall’inerzia enorme e con una superficie laterale equivalente a tre campi di calcio e mezzo. 

Inoltre, con soli nove metri di pescaggio e un’altezza di circa 70 metri, questo tipo di navi è soggetto all’azione del vento più delle navi commerciali, per esempio, che hanno molto peso in basso, nelle stive.

Sulle navi da crociera il peso è tutto in alto, e l’incidente del dicembre 2019 è lì a ricordarcelo: a causa del forte vento, la nave ha scarrocciato mentre era all’attracco in porto, creando un moto ondoso che ha affondato un pontile ed alcune imbarcazioni.

Infatti, ricordiamo che nel braccio di mare la nave deve convivere con i pontili delle associazioni private che restringono ulteriormente lo spazio di manovra: ragion per cui anche un modesto errore di manovra potrebbe non essere recuperabile."

Cosa vi è stato risposto quando avete portato queste obiezioni?

"Al convegno organizzato da Costa Crociere esattamente un anno fa, il 23 gennaio, ero intervenuta facendo presenti queste criticità: la risposta è stata che la nave è certificata e il personale è addestrato. Non se ne dubita, ma ricordo che su 20 incidenti che hanno visto coinvolte navi da crociera tra il 2008 ed il 2020, ben 14 (il 70%) sono avvenuti in porto, il più delle volte per errori umani.

Adesso siamo al secondo incidente per Costa Smeralda in poco più di un anno di vita e con ben pochi attracchi: il viaggio inaugurale partì il 21 dicembre 2019, la pandemia ha fermato le crociere il 19 marzo. La nave è poi ripartita in ottobre per fermarsi nuovamente sotto Natale. 

Ricordiamo che sono stati investiti 22 milioni di euro pubblici per creare questo accosto."

E adesso? Come potrà Savona conciliare l’accoglienza delle navi da crociera con la sicurezza sanitaria ed ambientale dei cittadini? Come comitato cosa auspicate per il futuro?

"Innanzitutto speriamo che vengano chiarite esattamente le cause dell’evento di stamattina, e se quindi esiste la possibilità che si ripeta. In tal caso vanno assolutamente cercate soluzioni alternative: non si può pensare di mettere a rischio le persone, sia quelle che stanno a bordo sia quelle a terra. 

Per quanto riguarda le altre navi, la strada è tracciata e come comitato ci auguriamo che si provveda in tempi stretti all’elettrificazione delle banchine del porto."

 

LNS

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