News13 settembre 2021 12:51

I soliti ignoti

Nel quartiere di Villapiana ignoti deturpano con svastiche la targa alla memoria dell’antifascista Diego Bianchi (di Alessandro Bricco)

la lapide ripulita (foto dell'autore)

la lapide ripulita (foto dell'autore)

Savona, 10 settembre.

Nel pomeriggio, passando per il quartiere savonese di Villapiana si poteva notare una grande scritta nera: “Ramelli Vive” con tanto di svastica che copriva una targa della quale ormai si poteva leggere solo la scritta: “…ed era rossa la sua bandiera e c’era scritto Libertá”; la foto e il nome sulla targa erano ormai irriconoscibili.

Per sapere chi era Ramelli basta una rapida ricerca su internet. Studente milanese, militante nella formazione di estrema destra “Fronte della Gioventú”, che nel 1975 a 19 anni morí in seguito ad un’ aggressione di alcuni coetanei, militanti nella formazione della sinistra extraparlamentare conosciuta come “Avanguardia Operaia”.

La sua morte viene ricordata ogni anno in commemorazioni pubbliche alle quali parteciptano rappresentanti di movimenti dell’estrema destra, come Forza Nuova, Casa Pound, ma anche da personaggi istituzionali come l’ On. La Russa, che nel 2019 era presente ed ha affermato che “Il saluto romano non è fascismo” in risposta alla polemica sorta quando molti partecipanti cominciarono a gridare “Presente” alzare la mano destra.

Cosa ci faccia una scritta del genere nel quartiere non è chiaro.

Villapiana ha una tradizione operaia e antifascista iniziata durante la seconda guerra mondiale che ha continuato negli anni grazie alla presenza di numerose Societá di Mutuo Soccorso, il Circolo Pietro Gori e la sede di Lotta Comunista.

Tradizione viva, che si è riaffermata con cortei ed assemblee negli utimi anni in seguito all’apertura nel quartiere della sede provinciale del movimento di estrema destra chiamato Casa Pound Italia, che causó il divieto di passaggio lungo il percorso storio di cortei come quello del 1 Maggio e del 24 Aprile.

Ripassando poche ore dopo peró, si poteva apprezzare l’azione di qualche cittadino che passando di lí ha avuto la cura di pulire la targa vittima del vile gesto. Ora si puó leggere un nome e una data“ Diego Bianchi 1987-2020” e il ritratto del suo volto sorridente.

Non si capisce quale possa essere il vantaggio di imbrattare la targa commemorativa dedicata ad un antifascista perugino, morto in un incidente stradale all’etá di 33 anni e che da qualche anno viveva a Savona. Ancor meno si comprende come si possa coprire il suo volto e il suo nome con quello di un militante dell’estrema destra morto nel ’75. Senza dubbio peró bisogna riconoscere la celeritá e civiltá di chi nel giro di poche ore ha restituito un volto e un nome a un ragazzo morto, cercando di ripulire i muri della nostra cittá dai simboli infamanti di un oscuro passato.

Alessandro Bricco

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