Salute & Veleni04 gennaio 2024 17:46

Tirreno Power: la motivazione della sentenza

La Rete savonese Fermiamo il Carbone dopo le motivazioni dell'assoluzione: "Una sentenza di primo grado che lascia senza parole e con dubbi enormi"

Tirreno Power: la motivazione della sentenza

In merito al processo e alla sentenza su Tirreno Power, il punto vero non è l’assoluzione delle persone rinviate a giudizio, che non ci interessa, ma il fatto che non vengono riconosciute valide né la consulenza tecnica richiesta dalla Procura né, ed è scientificamente incredibile, lo studio del CNR, avvallato a livello internazionale, senza nemmeno uno studio scientifico che metta in discussione il lavoro della consulenza della Procura e dello studio del CNR del Prof. Bianchi" dichiarano dalla Rete savonese Fermiamo il Carbone.

"Se il lavoro del CNR, che è un ente statale, non viene riconosciuto dal giudice, ci chiediamo allora sulla base di quale evidenza scientifica il giudice ha giudicato, non essendo di certo uno scienziato in materie ambientali e di sanità. Abbiamo comunque fiducia nel lavoro della Magistratura, e contiamo sulla possibilità di ricorso in Appello da parte del PM.

Il territorio è cambiato in meglio, Quiliano ha avuto uno sviluppo nuovo, in ambito agro-forestale, eno-gastronomico e turistico, impensabile solo 10 anni fa, ovviamente per merito della sua amministrazione e della cittadinanza; a Vado si vive decisamente meglio, e i cittadini lo sanno, sia come qualità della vita che dell’ambiente, ed anche a Savona si ricorda che nel 2010 era stato presentato un progetto per costruire due gruppi a carbone che sarebbero durati altri 50 anni, una strategia politica del territorio delirante, contro la quale abbiamo lottato, e che vista oggi diventa imbarazzante (phase-out 2025 in tutta Italia)" proseguono dalla Rete.

"Mortalità e ricoveri associati alle emissioni delle centrali a carbone: riflettori su Vado Ligure

03/09/2019

Gli epidemiologi ambientali dell’Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa hanno svolto una ricerca sull’impatto della centrale di Vado Ligure, studiando la popolazione residente per 13 anni in 12 comuni dell’area, per valutare la relazione tra esposizione ad inquinanti atmosferici e rischio di mortalità e malattie. Il lavoro è pubblicato su Science of the Total Environment. Gli epidemiologi ambientali dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ifc) di Pisa hanno studiato l’impatto sanitario della centrale ‘Tirreno Power’ di Vado Ligure (Savona), avviata nel 1970 e alimentata a carbone fino al 2014, quando la Procura della Repubblica di Savona ha fatto fermare gli impianti a carbone per ‘disastro ambientale doloso’. La ricerca ha valutato la relazione tra l’esposizione a inquinanti atmosferici emessi dalla centrale e il rischio di mortalità e ricovero in ospedale per cause tumorali e non tumorali, studiando tutta la popolazione residente dal 2001 al 2013 in 12 comuni intorno a Vado Ligure. Lo studio degli epidemiologi ambientali Cnr-Ifc è stato pubblicato in questi giorni sulla rivista Science of the Total Environment. “L’esposizione a biossido di zolfo (SO2) e ossidi di azoto (NOx) è stata stimata dall’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente ligure (Arpal) mediante un modello di dispersione, che ha considerato le emissioni da fonti industriali, portuali e stradali”, spiega Fabrizio Bianchi del Cnr-Ifc, coordinatore del gruppo. “L’area è stata suddivisa in 4 classi di esposizione a inquinanti (diversi livelli con inquinamento di crescente intensità). La relazione tra effetti sulla salute ed esposizione a inquinamento atmosferico è stata studiata per uomini e donne, confrontando ciascuna delle tre categorie con maggiore concentrazione di inquinanti con quella a minore concentrazione, tenendo conto dell’età e della condizione socio-economica della popolazione (indice di deprivazione)”. Per il periodo 2001-2013 sono state seguite 144.019 persone, identificate con l’indirizzo di residenza. “Nei 12 comuni considerati, nelle aree a maggiore esposizione a inquinanti sono stati riscontrati eccessi di mortalità per tutte le cause (sia uomini che donne +49%) per malattie del sistema circolatorio (uomini +41%, donne +59%), dell’apparato respiratorio (uomini +90%, donne +62%), del sistema nervoso e degli organi di senso (uomini +34%, donne +38%) e per tumori del polmone tra gli uomini (+59%). L’analisi dei ricoveri in ospedale ha fornito risultati coerenti con quelli della mortalità”, prosegue Bianchi. I risultati ottenuti indicano che “anche considerando le diverse fonti inquinanti cui sono stati esposti i cittadini, ci sono stati forti eccessi di rischio di mortalità prematura e di ricovero ospedaliero per i residenti intorno alla centrale a carbone di Vado Ligure. L'esposizione alle emissioni è risultata associata a numerosi eccessi di mortalità e di ricovero in ospedale, in particolare per le malattie dei sistemi cardiovascolare e respiratorio, per i quali d’altra parte la dimostrazione scientifica di un legame con l’inquinamento atmosferico è più convincente”, spiega il ricercatore Cnr-Ifc. “I risultati conseguiti confermano peraltro le conoscenze pregresse, ma è la prima volta che viene effettuata una quantificazione del rischio, purtroppo molto alto. Le centrali per la produzione di energia alimentate a carbone rappresentano una fonte significativa di inquinanti atmosferici che impattano a livello locale e globale. Oltre alle note emissioni di biossido di carbonio (CO2), che contribuiscono al riscaldamento globale, ci sono quelle di biossido di zolfo (SO2), che sono associate a effetti dannosi per la salute”.

Gli autori concludono con l’auspicio che “si sposti con urgenza l’attenzione sulle valutazioni preventive degli impatti sulla salute, e quindi sulle fonti che si conoscono come maggiormente inquinanti, anziché valutare i danni alla salute già verificatisi a causa delle esposizioni”. E inoltre confidano che “i risultati presentati possano stimolare decisioni a favore della riduzione dei livelli di esposizione riconosciuti dannosi per l’ambiente e la salute e della realizzazione di studi analitici e di programmi di sorveglianza adeguati. Più in generale, lo studio condotto a Vado Ligure può contribuire a fornire ulteriore alimento all'ampio dibattito in corso sulle opzioni di decarbonizzazione e di contrasto ai cambiamenti climatici”.

Roma, 3 settembre 2019

"Il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) è un Ente pubblico di ricerca nazionale con competenze multidisciplinari, vigilato dal Ministero dell'Università e della Ricerca (MUR). Fondato nel 1923, ha il compito di realizzare progetti di ricerca scientifica nei principali settori della conoscenza e di applicarne i risultati per lo sviluppo del Paese, promuovendo l'innovazione, l'internazionalizzazione del "sistema ricerca" e favorendo la competitività del sistema industriale. Ogni giorno, il CNR affronta le sfide del nostro tempo in molteplici settori: salute dell'uomo e del pianeta, ambiente ed energia, alimentazione e agricoltura sostenibile, trasporti e sistemi di produzione, ICT, nuovi materiali, sensori e aerospazio. Ma anche scienze umane e tutela del patrimonio culturale, scienze sociali, bioetica, scienze e tecnologie quantistiche, intelligenza artificiale, tecnologie abilitanti. Le attività vengono svolte attraverso un patrimonio di risorse umane di circa 8.500 dipendenti operanti su tutto il territorio nazionale, di cui oltre 7.000 impegnati in ricerca e attività di supporto alla ricerca. La rete scientifica è costituita da 88 Istituti di ricerca e da sette Dipartimenti per aree macro-tematiche. Un contributo importante arriva dalle collaborazioni, anche internazionali, con i ricercatori delle Università e delle imprese. Il CNR, inoltre, è il maggior Ente non universitario coinvolto nei dottorati di ricerca degli atenei italiani, con l'obiettivo di contribuire all'alta formazione dei giovani mediante percorsi caratterizzati da altissimo profilo scientifico, innovazione e qualità della ricerca".

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