Correva l’anno 2018: un ponte autostradale era da poco crollato ingoiando 43 innocenti a una manciata di chilometri da qui, una solenne mareggiata aveva appena disintegrato le nostre coste e dell’incendio di un palazzotto a Savona non si è occupato nessuno, tanto più che fortunatamente non ci furono vittime.
Il problema è che non se ne sono occupati neppure dopo, salvo declamare ogni sei mesi che il problema dell’osceno rudere flambé sarebbe stato risolto a breve.
Invece sono passati quasi sei anni e lui resta lì, come un mostruoso gabbiano annerito a perpetua minaccia del porto: è la prima cosa che si vede arrivando da Albissola o da Vado, è il primo oggetto che cade sotto gli occhi delle migliaia di crocieristi che ogni anno sbarcano ignari in una città che si vuole turistica.
Una sana demolizione sarebbe stata la soluzione migliore: ma visto che evidentemente colà dove si puote han deciso diversamente, optando per una sontuosa “ristrutturazione”, abbiano almeno la decenza di coprirlo con le impalcature.
O di chiamare un Christo qualunque, che lo impacchetti.