La prima cosa da fare è fare rete,
costruire un tessuto di relazione vera e profonda fra di noi cominciando con l'incontrarci, guardaci negli occhi e ragionare insieme.
Creare un elenco con persone referenti, dislocate nelle varie zone (sarebbe bello fossero 5 Albenga, Finale Savona, Varazze, Cairo - ma per ora sono tre) esponenti di varie associazioni o singoli, al di là di steccati, orticelli, appartenenze... Ciò che conta è il nostro ESSERCI.
Crediamo che tante persone, anche giovani, non abbiano riferimenti precisi per potersi aggregare, impegnarsi o, quanto meno dissentire, raddrizzare la schiena, alzare la testa, lo sguardo, il cuore, rispetto ad un futuro che contempla un orizzonte di morte anziché di VITA.
Qualcuno lo deve fare, qui, ora, nei nostri luoghi.
Vi proponiamo una bozza di piattaforma minima, basica, comune, totalmente modificabile: ci sembra urgente dare avvio alla costruzione di una rete savonese contro guerra, riarmo ed economia di guerra, in stretto collegamento con quanto sta avvenendo sia a livello nazionale che europeo.
Ecco i 5 punti nodali su cui potremo confrontarci e lavorare.
1) NONVIOLENZA/PACE/ PRATICHE e STILI DI VITA
Qualsiasi guerra, conflitto (in casa, in famiglia, sul lavoro, in gruppi e associazioni) ha origine da un processo interno che sfrutta le nostre debolezze, poiché ormai i conflitti in generale sono indotti da un capitalismo finanziario di cui non si vede neppure “la testa”mentre lo stato non fa più da mediatore. Avere comportamenti collettivi o individuali in linea con il “sentire” una società che si fa cura di se e dell’altro senza discriminazioni di genere, di etnia, di reddito significa aggregare nel tempo e re-imparare una frequentazione non chiusa e ideologica
2) ECONOMIA/FINANZA
La guerra è tornata ad essere uno strumento “utilizzabile” sul piano dei rapporti geopolitici e fatta accettare con tecniche di manipolazione all’opinione pubblica mondiale.
Non solo, la parola guerra è diventata ormai lo strumento attraverso cui accelerare, in tempi record, la finanziarizzazione dell’Europa e non solo, cambiando velocemente flussi di merci relazioni fra nazioni, infrastrutture, ecc. Nel vecchio continente polizze, conti deposito, cartolarizzazioni, riduzioni fiscali, tutto deve chiamare alle armi, compreso il risparmio diffuso e incanalarlo verso la nuova bolla con cui alimentare la riconversione bellica.
Merci e profitto d’impresa sono al centro dell’attenzione, non le persone, la società
3) INDUSTRIA/LAVORO
Stanno facendo credere all’opinione pubblica che il riarmo serva anche per sostenere ed incrementare l’occupazione. Niente di più falso. La concorrenza di impresa e di mercato non regolano più (se mai l’hanno fatto) un benessere sociale crescente, anzi aumentano la forbice fra ricchi e cittadini Il gigantesco piano di riarmo europeo non rappresenta affatto un’opportunità di crescita occupazionale e di riconversione di un settore in crisi come l’automobile, questa affermazione è sfatata dalla stessa storia dell’industria italiana ed europea (basta ricordare la vicenda degli F35). Nella realtà negli ultimi 10 anni ad aumentare sono stati ricavi e titoli in Borsa, mentre i risultati sull’occupazione sono stati modestissimi, oltre alla concretezza di circa 12,5 milioni alla soglia della povertà. Il welfare viene soppiantato da programmi di armamento distruttivi per la vita e per l'ecosistema e non c’è progetto sociale complessivo di sviluppo per beni comuni.
4)INFORMAZIONE
Stiamo assistendo al suicidio dell'Europa. Una classe politica terribilmente mediocre spinta da lobby e gruppi di investimento globali che hanno in mano le proprietà dei media in assoluto, è pronta a liquidare il nostro patrimonio di cultura della mediazione e della convivenza in nome di un'aggressiva economia di guerra e lo fa in modo subdolo, “naturalizzandola”, rendendola opzione esclusiva, inesorabile, imprescindibile, obbligata. L'appiattimento e l'ammaestramento delle menti, la scomparsa delle domande, della coscienza critica, la criminalizzazione del dissenso, del pensiero libero e dissenziente del tipo”Filorusso chi non vuole il riarmo” (Ursula Von der Leyen). Comprendere che l'informazione main-stream è pilotata, parziale, menzognera, propagandistica … è diventata una priorità imprescindibile e inderogabile anche per costruire dal basso reti di controinformazione
5) ORGANIZZAZIONE
Aprire un cantiere di proposte che abbiano al centro la convivialità, la comunità, il confronto, lo scambio, la formazione, la controinformazione, la comunicazione nonviolenta, le proposte per azioni e stili di vita sobri, nonviolenti personali e collettivi e la lotta al potere, compreso chi ambiguamente giustifica la necessità di riarmo nazionale. Gruppi di lavoro tematici (come ai tempi della Rete Lilliput), approfondimenti con l'ausilio di esperti in presenza e on-line, scuole di pace, sensibilizzazione, divulgazione con mezzi artistici e creativi, senza limiti alla creatività per praticare nel tempo forme di aggregazione sociale e lotta .
L’idea è quindi di un fronte comune territoriale che sviluppi in modo trasversale ed orizzontale le varie tematiche, che non elimina l’esperienza acquisita per gruppi, ne l’autonomia, ma attraverso un percorso di ricompattamento ci si riconosca, si impari a riaggregarci anche convivialmente su un grande obiettivo comune. Il tempo deciderà cosa saremo diventati e come sviluppare interazione, politica e diplomazia in un crescendo collettivo che oggi è molto limitato e parzializzato.
PROPOSTA CONCRETA
A questo fine proponiamo di trovarci per un PRIMO incontro di zona, in presenza.
1) CASA DEI CIRCOLI di Ceriale
dalle 18 alle 20
a cui seguirà un apericena a 10€ per il GIOVEDÌ 29 MAGGIO
referente Roberto Melone + 39 3492228314
2) SMS di Ciantagalletto di Savona
dalle 18 alle 20
a cui seguirà un apericena a 10€ per il VENERDÌ 30 MAGGIO
referente Gatti Gianni + 39 333 2071353
3) Presso l'Ass. NOI PER VOI in Via Brunenghi 162 a Finalborgo
dalle 18 alle 20
a cui seguirà apericena a 10 € per il MARTEDÌ 5 GIUGNO
Referente Tiziana Bonora +39 347 538 7397
Chi crede sa che il deserto può fiorire in una notte.
(Primo Mazzolari)
La partecipazione dovrebbe essere fatta dopo un dibattito interno nei vari gruppi, poiché la delega non rappresenta tutte le diversità della democrazia diretta esercitata con ascolto e capacità critica . Questa possibilità politica si può avere solo con la più ampia aggregazione