News01 dicembre 2025 17:45

The president: faso toto me

Regione Liguria: prove tecniche di premierato (di Franco Astengo)

The president: faso toto me

L'istituto regionale a regime ordinario, le cui prime elezioni a suffragio universale si svolsero il 7 giugno 1970, ha mutato via via natura rispetto al progetto originario (evolvendosi o involvendosi) nel corso degli anni sia sul piano dei riferimenti costituzionali, sia di quelli di natura politica legati alle funzioni e al rapporto con il territorio.

Un cambiamento posto anche in relazione al profondo modificarsi delle realtà urbane dal punto di vista sociale, economico e anche istituzionale: pensiamo a quanto sia cambiata la struttura istituzionale dei Comuni con l'elezione diretta del Sindaco e progressive modificazioni legate, come del resto per quel che riguarda proprio le Regioni, dalla modifica del titolo V della Costituzione.

Non dimentichiamo il mutamento di funzioni delle Province (ridotte a ente di secondo grado) e il modificarsi delle antiche "municipalizzate" oggi "partecipate" a diritto privato e altri passaggi.

Una potente spinta al cambiamento è venuta dalla trasformazione radicale del sistema dei partiti prima con l'ingresso nell'agone della Lega Nord portatrice di progetti prima secessionisti poi di macro-regioni, "devolution" e quant'altro cui lo schieramento di centro - sinistra (nato dal cambiamento della legge elettorale in senso maggioritario e della trasformazione dei partiti in soggetti personalistici e/o semplici comitati elettorali) aveva cercato di porgere appunto la blandizie (fallimentare) del cambiamento del titolo V della costituzione repubblicana (2001 - governo Amato - riforma confermata con referendum costituzionale).

Egualmente non si è realizzata una modificazione di "status"al riguardo delle Regioni a Statuto Speciale verso le quali si sta esercitando un rapporto fondato anch'esso sulla dipendenza diretta dal Governo (ci sono casi di attualità che lo dimostrano come quello relativo alla A22) attraverso un meccanismo imperniato sul voto di scambio.

Le Regioni si sono così trasformate da soggetti di riferimento e di coordinamento legislativo in enti di nomina e spesa.

La Regione si è così trasformata in soggetto a forte vocazione clientelare a scapito della progettualità, come dimostra anche la storia della "questione morale"iniziata fin dagli anni'80 e del proporsi come luogo di concentrazione di una distrbuzione del consenso di natura squisitamente geopolitica e di aggregazione corporativa.

Con il decentramento del Servizio Sanitario Nazionale è stato realizzato un colpo decisivo al progetto originario della Regione "legislativa e coordinatrice".

Il decentramento del Servizio Sanitario Nazionale ha rappresentato un vero e proprio punto di snodo verso il passaggio della Regione a soggetto di nomina e di spesa legato al clientelismo geo-politico.

Tutto questo è avvenuto perché nel contesto della regionalizzazione si sono accentuati i meccanismi del rapporto pubblico/privato (alla fine della fiera l'obiettivo della Lega era proprio quello di far sopravanzare il privato sul pubblico) con una assunzione di egemonia del cosiddetto "modello Lombardia" (prontamente adottato anche dalla Liguria a partire dai tempi nei quali non governava il centro-destra).

Adesso tra le mura della "Reggia" di Piazza De Ferrari si sta provando un ulteriore passaggio di natura politico - istituzionale: un vero e proprio esperimento di dimensione nazionale.

"In Primis" è mutata la natura del mandato conferito al Presidente della Giunta (ormai trasformato dalla "vox populi" in "Governatore"). Nel caso dell'ex-sindaco di Genova Bucci il mandato è arrivato direttamente dalla signora Presidente del Consiglio (non tanto per fronteggiare l'emergenza Toti, ma per indirizzare diversamente la relazione Governo/Regione).

Proprio alla signora Presidente del Consiglio il presidente della Regione Liguria deve rispondere direttamente, saltando l'eventuale intermediazione coalizionale (coalizione utilizzata molto banalmente soltanto per la distribuzione riguardante proprio il già citato "voto di scambio").

Da questo punto nasce una sperimentazione che riguarda l'accentramento di due settori di grande delicatezza: sanità e trasporto pubblico.

Non si entra qui nel dettaglio delle due operazioni (ASL metropolitana e ASL unica per i territori con ridimensionamento di ALISA nella sanità dopo che questo modello è già stato dichiarato fallito da altre regioni dalle Marche alla Sardegna; acquisizione regionale della disastrata AMT di Genova per poi procedere con le ATP per formare un unico asset regionale) riservandoci di entrare meglio in seguito nel merito delle due delicate "questioni".

Basterà aggiungere che l'obiettivo di fondo di queste operazioni è quello di una trasformazione istituzionale in senso ancor più marcatamente presidenziale: in gangli delicati come la sanità e il trasporto pubblico si avrebbe prima di tutto una concentrazione di risorse in ambito metropolitano (laddove si situa il maggior numero di voti potenziali e dove, nel caso Liguria/Genova, sono emerse le maggiori difficoltà per il centro-destra in una condizione di forte astensionismo) e la costruzione di un sistema feudale dove, alla fine, l'assegnazione degli incarichi diretti ai diversi livelli risalirebbe sempre al Presidente eletto direttamente (e investito, dopo la notte di preghiera nella Cappella Palatina, direttamente dall'Unto/a del Signore).

Insomma: in Liguria si tentano prove tecniche di premierato in una chiave fortemente tecnocratica.

Ciò avviene in una fase nella quale la semplificazione del rapporto politica/società allo scopo di fronteggiare la complessità dell'eccesso di domanda dovrebbe avvenire attraverso il "comando" (ben oltre dal punto di vista della concentrazione del potere del "taglio" previsto dallo schema luhmanniano, nell'esaltazione dell'autonomia del politico).

La centralizzazione del potere sembra proprio essere la strada scelta per superare "de facto" la Costituzione Repubblicana partendo dai livelli decentrati di governo e provando a trasformare gli appuntamenti elettorali in "plebisciti": operazione che non è fin qui riuscita pur con l'elezione diretta che si tende a rafforzare con un mix micidiale tra personalizzazione e centralismo.

Franco Astengo