News31 dicembre 2025 17:53

La Grande Bonaccia delle Antille

Questo 2025 di ferro e di fuoco - non ci inoltriamo in dettagli - sembra non aver sortito alcun effetto sulle dinamiche in corso nel sistema politico italiano (di Franco Astengo)

La Grande Bonaccia delle Antille

 

Scrive l'IPSOS in conclusione di una articolata analisi pubblicata ieri dal Corriere della Sera: " Si consolidano dunque le buone performance dell'esecutivo e della premier (valutazione espressa pur dopo aver analizzato il tema dei dissidi interni alla coalizione di governo). Per di più quest'anno - e ancor di più dello scorso anno- sembra difficile la costruzione di una alternativa praticabile resa complessa dalle "resistenze negli elettorati".

Insomma: le grandi difficoltà della situazione internazionale, i temi di carattere economico e sociale, la crescita delle disuguaglianze e - di converso - le grandi mobilitazioni dell'autunno sia sul tema della pace sia sulle questioni sociali promosse dai sindacati (CGIL e organizzazioni di base) non hanno smosso quasi nulla, anzi si è prodotto un arretramento: anche i risultati delle "distillate" elezioni regionali hanno fatto venire in mente Italo Calvino e la sua "Grande Bonaccia delle Antille".

Ciò nonostante l'opposizione e in particolare il PD non paiono aver aperto significativi canali di riflessione: anzi si insiste sullo schema dell' "ostinazione unitaria" sviluppata in chiave personalistica, apprestandosi a deleterie "primarie di coalizione" verso le quali si stanno formando "correntoni" utilizzati per segnare il posto nella fila delle candidature prossime a venire.

Poco risalto viene fornito al fatto che in mezzo a tutto questo (oltre ai già ricordati eventi internazionali) si colloca una pietra d'inciampo non da poco rappresentato dal referendum sulla magistratura che si sta esitando a trasformare (come sarebbe giusto) in un voto sulla democrazia costituzionale.

Soprattutto è assente una riflessione sulla carenza strutturale nell'offerta politica che sta alla base di quel fenomeno che ormai ha passato il livello di guardia dell'astensionismo elettorale: segnale evidente della disaffezione (non tanto e non solo verso le urne) e dell'esistenza di un vero e proprio "collo di bottiglia" tra la condizione economica e sociale di buona parte della popolazione e quello che un tempo si definiva "sbocco politico".

Abbiamo accennato al deficit strutturale nell'offerta politica: un deficit riscontrabile soprattutto sul piano della progettualità (anche la stessa ricerca dell'IPSOS già citata fornisce un'idea di vacuità nella promozione delle scelte politiche affidate ormai, come del resto sta avvenendo da molto tempo, per la gran parte all'immaginario costruito tra TV e social): punti fondamentali di quello che dovrebbero rappresentare le emergenze di un programma della sinistra appaiono assolutamente dimenticati come la costruzione europea, il rifiuto al ritorno alla logica dei blocchi, la programmazione economica da parte del "pubblico", la redistribuzione del reddito,il lavoro giovanile, lo stato sociale dalla sanità agli anziani.

Soltanto così si potranno affrontare le già citate "resistenze negli elettorati" e prospettare davvero una adeguata costruzione coalizionale.

Si tratta soltanto di esempi buttati giù a caso: perchè la questione vera (anche nel rapporto tra le diverse forze politiche che tra ambiguità e oscillazioni varie compongono l'opposizione) è rappresentata dall'assenza di una espressione di egemonia prima di tutto culturale.

In realtà l'impressione è quella di una resa, di un cedimento alla "leggerezza dell'immaginario" dietro alla quale si cela la personalizzazione e l'ulteriore arretramento nella funzione storica dei soggetti politici.

E' il caso di ricordare, infine, molto banalmente la scadenza referendaria che si svolgerà nei primi mesi del 2026 e - ancora - l'assoluta deteriorità di eventuali primarie di coalizione nella denigrata ipotesi di una modifica della legge elettorale che imponga di nuovo l'indicazione del capo/a della coalizione (norma fra l'altro di dubbia costituzionalità).

Franco Astengo