Non son bastati i 42,5 milioni di utili distribuiti ai soci nel 2017 per un'autostrada che di lussuoso ha solo i pedaggi, peraltro non ancora alti come i Gavio vorrebbero: il casello di Bossarino, scrive oggi la voce degli Industriali, è appeso a un filo.
Sì, perché per Autofiori l’investimento previsto su Vado Ligure dipende in sostanza dalla proroga della concessione sul tratto di autostrada tra Savona e Ventimiglia, in scadenza nel 2021.
Ora il nuovo governo, deciso a nazionalizzare o quantomeno a rivedere drasticamente il sistema delle concessioni, sta provocando non pochi sudori freddi nei colletti inamidati dei mandrogni padroni dei caselli - e di quelle azioni Sias che dopo la tragedia di Genova han perso in Borsa il 18,27% del valore.
Quindi ricapitoliamo: la piattaforma Maersk è stata voluta prioritariamente da Rino Canavese, che per il Gruppo Gavio lavora come supermanager (formalmente) dal giorno in cui non è più stato presidente dell'Autorità portuale savonese.
Quello stesso Canavese che ora, seduto nel board portuale, rappresenta Savona nell'Authority unica Genova-Savona. E che per i Gavio continua serenamente a lavorare.
Conflitto di interessi? Ma quandomai.
Quando c'era da mandare avanti la lauta operazione-piattaforma e distribuire golosissimi appalti alla Fincosit che a sua volta subappaltava felicemente qua e là, senza troppo sottilizzare sulle white list antimafia, nessuno pensava al traffico, al caos di TIR su autostrade che sono viottoli vestiti a festa.
Ora improvvisamente ci pensano tutti: il sindaco di Vado Monica Giuliano minaccia ordinanze draconiane che non faranno passare un camion, e come per magia tutti si accorgono che il casello di Bossarino non c'è ancora, e che ci vorranno anni.
D'altra parte non stiamo in Giappone, dove in 5 anni di caselli ne fanno dieci, e ci aggiungono due o tremila chilometri di autostrade (vere).
Una festa per i Gavio, che possono prender per il collo tutta la provincia, minacciando di non fare nessun casello a Bossarino se non avran garantita la concessione fino a data da destinarsi.
Una cosa sola è certa: se continueremo a permettere alle concessionarie di ricattarci, non ne usciremo mai.