Mezza politica04 novembre 2018 08:26

Le manie di protagonismo di Italia Nostra secondo Toti

Il governatore Giovanni Toti sferra un attacco a Italia Nostra, parlando di “ambientalismo malato”: l'associazione aveva raccomandato di evitare interventi irreversibili che rischiano di stravolgere l'ambiente del Monte di Portofino sull'onda dell'emergenza. Senza entrare nel merito del caso specifico ci chiediamo se la "malattia" sia davvero cercare di tutelare ciò che resta del Pianeta. O piuttosto la malattia è stata (ed è) il voler costruire a tutti i costi dove non si può?

Le manie di protagonismo di Italia Nostra secondo Toti

Questo scrive Toti sulla sua pagina facebook: “Ma davvero certe associazioni, come Italia Nostra, non vogliono che si allarghi un sentiero sopra Portofino per evitare che un intero borgo resti isolato? E se il mare fosse in burrasca e un elicottero non potesse atterrare? Un malato come potrebbe arrivare all'ospedale? Io mi chiedo, con grande preoccupazione, a che punto è arrivato un certo ambientalismo malato del nostro Paese. Oppure non si tratta di tutela della natura, ma solo di mania di protagonismo? Per cortesia, almeno questa volta siamo seri! C'è gente che soffre e che lavora. Con buona pace di ogni fanatismo, Portofino tornerà a vivere al più presto, se ne facessero una ragione.”

Italia Nostra risponde - con toni più pacati - dalle pagine del Decimonono di oggi.

Scrive Roberto Cuneo, presidente regionale dell'Associazione:

“Vale la pena di ricostruire senza se e senza ma? Non dovremmo, invece, senza rinunciare a un settore di sana e ricca economia, avviare una riflessione su come fare per operare per un futuro più sicuro, più rispettoso delle dinamiche degli elementi naturali?

Ad esempio non si potrebbe condizionare l’erogazione dei soldi di compenso dei danni alla realizzazione di strutture più pensate? Le piscine e sale da pranzo raffinate costruite sul mare non potrebbero essere sostituite da strutture leggere, facilmente smontabili e rimontabili? Se uno vuol mangiare in un ristorante raffinato e dotato di piscina, semplicemente non va sulla spiaggia.

Crediamo che l’equilibrio con il territorio non sia connesso a forme di sfruttamento violento: muri, dighe, ripascimenti e, se non bastano, più muri, più dighe e più ripascimenti.

È così brutto il nostro mare da avere bisogno di assomigliare alla città? Se accettiamo questa impostazione la possiamo applicare anche a tante parti del nostro territorio.

Lungo i fiumi e alla loro foce perché continuiamo a costruire? Dopo tante alluvioni perché ci ostiniamo a consentire residenze e attività commerciali e produttive?

La prima prevenzione è non sfidare la natura. Perché non decidiamo che su una spiaggia, su un fiume, su una frana mettiamo solo cose e attività compatibili e mettiamo altrove le attività incompatibili?”.

Domande che forse andrebbero ascoltate, prima di partire all'attacco con la lancia in resta.

G.S.

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