News19 maggio 2018 08:46

A Savona il fetore della 'ndrangheta

Mafia a Savona: un argomento che è rimasto tabù per anni. Ora però il muro di silenzio si sta incrinando: l'altroieri il Gruppo Scout Savona Otto, nel corso di un evento pubblico, ha illustrato il suo progetto per migliorare la vita nella nostra città, partendo dalle interviste a circa duemila residenti. Il 42% dei savonesi intervistati ritiene Savona teatro di attività mafiose

A Savona il fetore della 'ndrangheta

I 1900 savonesi intervistati percepiscono la città lercia, mancante dei servizi essenziali di trasporto pubblico, carente di iniziative culturali e tragicamente priva di occasioni lavorative.

Fin qui, nessuna sorpresa: i cassonetti traboccano di rumenta, le strade di periferia son diventate discariche a cielo aperto, TPL a rischio privatizzazione è in stato di agitazione perenne mentre i pochi autobus, vecchi e sbuffanti fumi nerastri, cercano di inerpicarsi sulle colline senza perder le ruote.

La cultura è stata la prima vittima sacrificale, insieme ai servizi sociali, della “cura Montaldo” mentre il Priamar rischia di trasformarsi in un assurdo hotel de charme a beneficio esclusivo dei privati, come del resto sta capitando a Villa Zanelli.

Il lavoro, nonostante i proclami sull'area di crisi complessa che da anni ormai affollano i giornali, non c'è e continua a non esserci.

Le amministrazioni tutte non trovano di meglio che genuflettersi agli armatori delle crociere per pietire qualche spicciolo, a fronte di un inquinamento sempre più micidiale, e scommettere sulla piattaforma-ecomostro di Vado che vomiterà altre centinaia di TIR su un traffico già al collasso.

La percezione della mafia, invece, è una novità.

Fino a pochi anni fa, tutto avrebbero potuto pensare i Savonesi della propria città, ma alla mafia proprio no: è cosa del sud, la mafia.

Mica stiamo a Crotone.

Però i roghi nelle aziende di rifiuti si sprecano, e chi è attento alla cronaca del territorio non può evitare di riconoscere segnali preoccupanti.

La Sala Rossa infatti traboccava di gente, quando è stato proiettato il documentario di Mimmo Lombezzi e Mario Molinari sulla vicenda di Rolando Fazzari, l'imprenditore di Balestrino che si è ribellato alla 'ndrangheta e da un anno e mezzo ormai è senza lavoro perché la sua azienda è inaccessibile a causa della strada mai riparata dopo un'alluvione nell'autunno del 2016.

Mentre le istituzioni si rimpallano le responsabilità, Fazzari sta ancora aspettando di poter riaprire. Gli enti preposti sembrano essersi dimenticati di lui, ma nei Savonesi qualcosa è rimasto, e queste interviste ne sono la prova.

Giovanna Servettaz

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