Si sa ancora poco sull’operazione di stamane che ha visto bussare le Fiamme Gialle alle porte della nota FG Riciclaggi di Cairo Montenotte, che vedrebbe arrestati Claudio Busca, Narciso Cova e Marta Rosso (ai domiciliari). Obbligo di dimora e firma invece per Claudia Busca e Leano Tardito.
E’ interessante evidenziare alcune cose.
Per esempio, come appaia tra gli arrestati il nome di Narciso Cova, già amministratore in Lussemburgo della Rinoca S.A., gemmazione estera del campo da golf “La Filanda” di Albissola, poi fallita non prima di aver generato nel Granducato una Rinoca Bis S.A.R.L., nella quale il Cova conservava la carica di gerente.
Ricordiamo inoltre che la FG è uno dei maggiori creditori di ATA, la municipalizzata savonese della rumenta alle prese in questi giorni con le difficoltà date dai costi di bonifica della discarica di Cima Montà, che probabilmente si tradurranno in un aumento della TARI a carico della collettività.
LA FG Riciclaggi è posseduta al 26,01% da Claudia Busca - ai domiciliari - mentre il restante 73,99% appartiene alla Mil.Edil. Srl, a sua volta di proprietà della stessa Claudia Busca. Non chiedeteci quale sia la logica di questa ripartizione.
Tra i consiglieri di amministrazione troviamo Fabio Dispari
Un suo omonimo era stato nominato liquidatore della estinta “Dispari serramenti” di Cairo Montenotte nell’estate del 2011.
Chissà.
L’indagine - si legge in un comunicato stampa della Guardia di Finanza - trae origine da attività ispettiva di polizia economico-finanziaria condotta nei confronti di una cooperativa di lavoro, emersa – al termine degli accertamenti condotti - come soggetto economico fittizio.
Durante la verifica fiscale, i finanzieri hanno accertato che la società di riciclaggio e smaltimento rifiuti, al fine di ottenere vantaggi fiscali e contributivi, aveva creato ad hoc la cooperativa deputata alla formale assunzione dei lavoratori: questi ultimi, già dipendenti della società, venivano assunti dalla cooperativa continuando a svolgere, tuttavia, le stesse funzioni.
Era sempre la cooperativa che, poi, fatturava alla società il costo delle prestazioni, senza procedere - se non in minima parte – al pagamento delle imposte e contributi dovuti.
Questo escamotage ha consentito - nel tempo - alla società di portare in deduzione dal proprio reddito i costi relativi alle prestazioni fittiziamente rese dalla cooperativa e, contestualmente, risultare in regola con il DURC (Documento Unico Regolarità Contributiva), attestazione necessaria per poter partecipare agli appalti pubblici. Nel corso dell’operazione - prosegue la nota - che vede coinvolti – a vario titolo – circa quindici indagati, sono stati anche sottoposti a perquisizione un impianto industriale utilizzato per la trasformazione dei rifiuti ed un’area ubicata nel territorio della provincia di Cuneo, ove risulterebbe stoccato “compost”,materiale organico proveniente dalla raccolta differenziata urbana (“umido”), risultato dagli accertamenti, invece, rifiuto speciale».
Al vaglio delle Fiamme Gialle la documentazione riguardante analisi commissionate a laboratori chimici per qualificare la natura del “compost”. Sono stati sequestrati beni e valori per oltre 1,7 milioni di euro. Agli indagati sono stati contestati anche reati ambientali, connessi alla lavorazione, stoccaggio e smaltimento dei rifiuti non conforme alla normativa di settore.