News02 maggio 2025 12:50

Piaggio militare?

L'accordo Baykar - Leonardo che segue l'acquisizione di Piaggio Aerospace da parte dell'industria militare turca va seguito con grande attenzione, in particolare in Liguria (di Franco Astengo)

Piaggio militare?

Questo intervento è stato elaborato sulla spinta di almeno due (si ritiene legittime) preoccupazioni:

1) la stretta vicinanza (che non data da oggi) tra il governo italiano e un'autocrazia militarista al limite della dittatura come quella turca;

2) la collocazione strategica degli stabilimenti liguri di Piaggio dopo l'accordo tra Leonardo e Baykar che ha allargato il campo dopo l'acquisizione di Piaggio. Sorgeranno sicuramente problemi di management, direzione operativa, tecnologia, linee produttive e questioni di carattere geopolitico (riferimento in tutti i campi di intervento del governo di questa destra populista, corporativa e soprattutto preoccupata di estendere le maglie del proprio potere clientelare).

In ogni caso:

L'accordo Baykar - Leonardo che segue l'acquisizione di Piaggio Aerospace da parte dell'industria militare turca va seguito con grande attenzione, in particolare in Liguria. Il colosso turco dei droni Baykar ha firmato un accordo preliminare storico con il gigante della difesa italiano Leonardo, segnando un nuovo capitolo nei crescenti legami strategici tra Turchia e e Italia e nella crescente influenza turca nel settore globale della difesa. L'accordo — che si concentra sulla cooperazione nello sviluppo e nella produzione di veicoli aerei senza pilota (UVA) e tecnologie avanzate — è stato uno dei numerosi protocolli firmati durante il Quarto Vertice Intergovernativo Türkiye-Italia, co-presieduto dal Presidente Recep Tayyip Erdogan e dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Roma martedì. Baykar, noto soprattutto per la produzione dei droni Bayraktar TB2, già testati in combattimento, e dei più avanzati droni Akinci, è emerso come un attore di primo piano nelle esportazioni globali di UAV. L'azienda ha venduto i suoi sistemi a oltre 30 Paesi e ha attirato l'attenzione internazionale per l'efficacia dei suoi droni in conflitti come quelli in Ucraina, Libia e Karabakh. La joint venture coinvolgerà anche gli stabilimenti di Tonchi dei Legionari, centro specialistico nel settore unmanned, Roma Tiburtina per lo sviluppo delle tecnologie integrate multi-dominio e Nerviano per l'offerta di soluzioni congiunte per il settore Spazio . L'acquisto di Piaggio Aereospace secondo quanto riportato includeva infrastrutture di produzione di valore e competenze nel settore aeronautico, è stato ampiamente interpretato come parte della strategia più ampia di Baykar per stabilire una presenza in Europa e ottenere accesso al mercato della difesa dell'UE.
Ora si tratta di verificare prima di tutto il ruolo dell'industria pubblica italiana nel campo degli armamenti.

Per quel che riguarda Piaggio le questioni relative alle fabbriche di Villanova d'Albenga e Sestri ponente appaiono essenzialmente due:

1) La questione tecnologico-strategica. Andranno verificate le prime dichiarazioni dei dirigenti turchi sul "preservare l'identità storica di Piaggio" soprattutto alla luce dell'accordo Baykar-Leonardo. Non è questione semplicemente di richiedere chiarezza sugli eventuali piani industriali. Il punto risiede sullo sviluppo della capacità tecnologica dello stabilimento Aerospace in rapporto al tipo di produzione che sarà sviluppato: ristrutturazione delle linee, sedi di elaborazione dello sviluppo tecnologico. Sono questi i nodi del tipo di sviluppo produttivo che si intende perseguire da cui dipendono - ovviamente - i livelli occupazionali. Senza contare come si presenti un problema di indotto e di eventuale adattamento, Nessuno nega che l'Italia debba costruire droni ma che questa produzione strategica debba dipendere da una autocrazia militarista armata fino ai denti e fortemente aggressiva nella sua strategia nazionalista dovrebbe far riflettere;

2) Il tema territoriale. Va ricordato che lo stabilimento Piaggio Aerospace di Villanova d'Albenga assieme ad Alston di Vado Ligure (trazione ferroviaria) risulta essere uno degli ultimi baluardi della presenza industriale nella provincia di Savona, la più anziana d'Italia, 69° posto nella classifica della vivibilità stilata del "Sole 24 ore" e 94a rispetto al tema del lavoro. Appare fin troppo evidente che siamo ad un delicatissimo passaggio nella stessa prospettiva economica e produttiva della provincia di Savona: un passaggio che (considerati anche i ritardi accumulati con la debolezza dimostrata dal progetto di crisi industriale complessa che ha lasciato in sospeso il tema della reindustrializzazione della Val Bormida e del Vadese) potrebbe anche rappresentare un momento di definitiva cesura in una prospettiva di recupero industriale necessario per far sì che la provincia di Savona non sprofondi definitivamente in logiche di servizio speculativo, corporativo, di "lavoro povero".

In conclusione sul piano più generale:  le scelte di politica industriale del governo e le strategie produttive di Leonardo e degli altri protagonisti del settore hanno portato a più alte quotazioni di Borsa e a maggiori dividendi per gli azionisti, ma fanno delle produzioni militari un “cattivo affare” per l’economia e l’occupazione in Italia. In Italia come in Europa, un allargamento del “complesso militare industriale” non fa che alimentare il riarmo e i rischi di estensione dei conflitti.

Tutto questo sta avvenendo mentre il governo di destra oscilla privo di un qualsiasi riferimento di politica estera che non sia quello di un richiamato antistorico ad una sorta di "interventismo di ritorno" contrabbandato come interesse nazionale e addirittura del "nazionalismo occidentale".

In questo senso l'accordo Leonardo - Baykar e il passaggio di Piaggio Aerospace non fa che alimentare legittime preoccupazioni: vocazione bellica, finanziarizzazione, interessi azionari intrecciati a quelli geopolitici potrebbero rappresentare un ulteriore punto di sviluppo di crisi industriale nella rinuncia a una capacità di riconversione e questo avviene mentre ulteriori produzioni strategiche stanno abbandonando il Paese come nel caso di Portovesme, dove si producono principalmente zinco e piombo, quindi materiali indispensabili all'industria militare.

Su tutto quanto quello fin qui descritto continua intanto a stagliarsi l'ombra fosca del nucleare.

Franco Astengo